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Imprenditore in coma dopo agguato: "C'è chi mi chiede i danni"

"Se fossi deceduto avrei avuto maggiore considerazione". Lo afferma Francesco Carlino, 60 anni, dell'azienda consortile 'Italia grandi eventi', ferito gravemente a colpi di pistola, il 30 maggio scorso per la gestione di uno stabilimento balneare

CATANIA. "Mi hanno condannato alla morte civile: ecco, se fossi deceduto avrei avuto maggiore
considerazione". Lo afferma l'imprenditore Francesco Carlino, 60 anni, dell'azienda consortile 'Italia grandi eventi', ferito gravemente a colpi di pistola, il 30 maggio scorso, in un agguato per la gestione di uno stabilimento balneare del Comune di Catania sul lungomare Plaia.
Rimasto in coma per due mesi è su una sedia a rotelle e, dice in un'intervista al quotidiano La
Sicilia, lotta "per rimettere in piedi l'attività".

"Le banche e i clienti - rivela - mi stanno massacrando. Il sindaco non mi ha chiamato e il Comune mi deve pagare per i lavori del 2011, circa 140 mila euro. Oggi mi è arrivata una lettera della Federazione italiana tennis che mi chiede, dopo 14 anni di organizzazione degli internazionali al Foro Italico, il rimborso di 20mila euro spesi per liberare le aree dalle strutture dell'ultima edizione, mentre io ero in coma all' ospedale, e altri 75mila di penale. Vuole anche un incontro
urgente per verificare se ci sono le condizioni per continuare il rapporto per l'anno prossimo.

Questa lettera - sottolinea - mi ha molto amareggiato. Il fatto è che molti pensavano che fossi morto e che la mia lontananza per curarmi fosse un modo per mascherare una situazione ben più grave. Mi hanno condannato alla morte civile".

Dalla Fit osservano che la "federazione si occupa soltanto dell'aspetto sportivo del torneo, e non di quello logistico". Carlino spiega di avere difficoltà a definirsi "imprenditore antimafia" perché sarebbe "difficile distinguersi da quelli che lo sono solo di facciata". Una cosa é certa, rimarca: "non ho pagato tangenti, anche se me le hanno chieste". E al processo contro l'uomo che ha battuto nella gara per l'assegnazione dell'appalto, Mauro Borzì, che li ha sparato annuncia si "costituirà parte civile con l'avvocato Giuseppe Lipera" e andrà "a testimoniare, per fare antimafia
nei fatti".

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