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«La processione di sant’Agata pilotata da Cosa nostra»

È la tesi della Procura che ieri ha chiesto la condanna a due anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, dell'ex presidente del circolo: Sant’Agata alla Collegiata, Pietro Diolosà

CATANIA. Le mani di Cosa nostra sulla festa della patrona Sant'Agata. È la tesi della Procura che ieri ha chiesto la condanna a due anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, dell'ex presidente del circolo: Sant’Agata alla Collegiata, Pietro Diolosà.
Il pm Antonino Fanara, pur ribadendo l'accusa, il pubblico ministero ha chiesto per i restatnti sette imputati l’assoluzione, solo perché già condannati per lo stesso reato in altri processi, ossia: Nino Santapaola, nipote del boss Benedetto; il figlio minore di quest'ultimo: Francesco e ancora: Enzo, Alfio, Vincenzo e Agatani Mangion, nonché Salvatore Copia. Le indagini del Gico della Guardia di finanza, coordinate dalla Dda etnea, avrebbero fatto emergere come Cosa nostra controllasse la festa proprio attraverso il circolo Sant’Agata alla Collegiata, che gestisce le uscite e le fermate del fercolo con il busto reliquiario della santa Patrona e delle Candelore,
La Procura ritiene che la gestione della festa per la «famiglià» fosse più importante sul fronte dell'affermazione del potere che per il profitto generato dalle «fermatè davanti a certe bancarelle piuttosto che altre».

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