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Paralisi in consiglio comunale

Il numero legale non viene raggiunto impedendo sistematicamente la trattazione dei punti previsti all’ordine del giorno

CATANIA. Un paio di foglietti, il “terribile” verbale di seduta numero 258 dell’11 settembre 2012, stanno impantanando il Consiglio cittadino.
Un mistero buffo che, se non fosse di una noia mortale, meriterebbe ben altra diffusione in rete. Resteranno, invece, confinate nell’archivio on line di Palazzo degli Elefanti le grigie convocazioni che, da lunedì a ieri, che sono state tutte vanificate dalla mancanza di numero legale al momento della fatidica approvazione del “verbale 258 dell’11 settembre 2012”. Data memorabile, almeno per l’anniversario dell’attacco alle Torri Gemelle. E decisamente comoda, invece, per quel drappello di consiglieri che hanno fatto ricorso a un espediente tecnico – disertare in massa un atto sostanzialmente privo di valore – per non affrontare, bocciare o approvare, il piano di riequilibrio finanziario della giunta Stancanelli.
Lunedì, sono bastati sei minuti in Aula perchè il presidente Marco Consoli dovesse dichiarare sconsolato: “Presenti 20, votanti 13. Si rinvia per mancanza di numero legale”. Due minuti, un’ora dopo: “Presenti 15, votanti 9”, stavolta per voce del vicepresidente Puccio La Rosa. Martedì, stesso (rapido) copione: “Presenti 12, votanti 10” alla prima; ”18-15” alla seconda; ”16-11” alla terza. E ieri ”17-14”. Molti gli assenti, ma anche i “presenti non votanti”.
Questo, d’altronde, è il Consiglio comunale che non diffonde i dati sulla produttività dei propri componenti, limitandosi a rendere noto soltanto il dato sulle firme di presenza – utile a incassare i “gettoni” – ma non anche quello sulla partecipazione all’esame delle delibere sino a esito finale.
Dall’opposizione, il capogruppo del Pd Saro D’Agata commenta: “E’ chiaro che non è il verbale, il problema. Ma il riordino delle Municipalità e il Piano di risanamento finanziario che non trovano consenso neppure nella maggioranza.
Neppure loro, infatti, se la sentono di innalzare al massimo le tasse locali e tagliare i servizi. Oppure, ridurre le Municipalità senza dotarle di poteri e strumenti.
Noi chiediamo di portarle da 10 a 6, ma rendendole efficienti. Non ha senso, poi, accorpare San Giovanni Galermo a Cibali”. Sulla sistematica mancanza di numero legale, D’Agata esclama: “Al di là della particolare situazione attuale, siamo sempre dinanzi al tipico malcostume di chi viene, firma e se ne va”.
Per Mpa, il capogruppo Nello Cimino afferma: “Noi siamo sempre stati presenti in buon numero e abbiamo puntualmente assicurato sostegno all’amministrazione. Più che a me, però, bisognerebbe chiedere al sindaco quali sono i numeri della sua maggioranza. Molti hanno fatto il salto della quaglia (il riferimento è all’esodo di ex Mpa e Pdl verso l’Udc, ndr) e si sono detti pronti a votare le delibere di Giunta solo quando le ritengono utili ai cittadini”.Sulla produttività del Consiglio, infine, Cimino dice: “Il presidente Consoli (anche lui Mpa, ndr) non ha motivo di nascondere alcun dato, peraltro sia io che lui siamo sempre presenti e votanti. Bisognerebbe, però, analizzare questi numeri. Al di là dello scoop, infatti, andrebbero riscontrate le motivazioni politiche di chi decide di far cadere il numero legale per esprimere una propria posizione. Comunque, segnalerò a Consoli la questione già nelle prossime ore”.

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