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Gristina ai devoti: solo la fede genuina migliora la società

Messa dell'Aurora. Cattedrale stracolma di fedeli, che fanno a gara per raggiungere i primi posti nella navata centrale ai piedi dell’altare maggiore

CATANIA. Come sempre numerosi fedeli e devoti di sant’Agata all’appuntamento della Messa dell’Aurora, tanto atteso e desiderato, vigilia della celebrazione della solennità liturgica della festa della patrona. «L'incontro con il Signore - ha detto l’arcivescovo Salvatore Gristina - ci dà la gioia specialissima di riabbracciare anche la nostra Patrona, Sant'Agata. La rivediamo, non ci stanchiamo di contemplarla trattenendo su di lei il nostro sguardo affettuoso e devoto».
E il prelato fa riferimento a quanto scrive un attento ed autentico devoto agatino, monsignor Ventorino: «Ogni anno il 4 febbraio si ripete il miracolo di un grande concorso di popolo che dalla cinque del mattino assedia la Cattedrale perché vuole vedere la sua santa martire. Siamo uomini e donne, giovani e non più giovani, che quando esce sant'Agata dal suo abitacolo gridiamo il nostro affetto fedele e scrutiamo il suo volto per vederne i segni della bellezza che non tramonta con il passare degli anni. Presente e bella è Agata Vergine, tanto bella che ciascuno di noi vorrebbe che la propria madre, la propria sorella, la propria moglie le assomigliassero, quasi che essere almeno per un pò come lei sia necessario per essere una vera donna».
L’arcivescovo, poi, richiamandosi al brano della Lettera agli Ebrei dalla prima lettura proclamata per richiamare i fedeli ad una fede esemplare, che indica come modello al quale ogni cristiano deve ispirare condotta ed agire. «I predecessori nella fede - dice Salvatore Gristina - sono per noi testimoni di che cosa significa vivere "per fede", cioè in filiale rapporto con Dio, con piena fiducia in Lui, in obbedienza alla sua parola, superando le difficoltà e gli ostacoli che ci impediscono tali comportamenti. L'autore della Lettera ci esorta a correre con perseveranza nella corsa che vi sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù; Sant'Agata viene in nostro aiuto».
Poi il riferimento all’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. Nella Lettera apostolica: Porta Fidei, con la quale è stato indetto l'Anno della fede, da Benedetto XVI, il Papa afferma: «In questo tempo terremo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. In Lui trova compimento ogni travaglio ed anelito del cuore umano: la gioia dell'amore, la risposta al dramma della sofferenza e del dolore, la forza del perdono davanti all'offesa ricevuta e la vittoria della vita dinanzi al vuoto della morte, tutto trova compimento nel mistero della sua Incarnazione, del suo farsi uomo, del condividere con noi la debolezza umana per trasformarla con al potenza della sua Risurrezione e durante la Messa quale migliore occasione per tenere fisso lo sguardo su di Lui».
E il brano del Vangelo indica come nel volto dei fratelli sofferenti si debba riconoscere quello di Dio. «In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose (opere di misericordia corporale: dare da mangiare a chi ha fame, dare bere a chi ha sete...), a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me», ha ricordato l’arcivescovo.
«Sant'Agata ci è di esempio anche in questo - ha detto monsignor Salvatore Gristina - perché, come premio del suo amore fedele e generoso al Signore, è nostra potente Patrona. Come scritto nella tavoletta che secondo la tradizione fu posta accanto al suo corpo offerto per amore al Signore, Agata è ”Liberazione della Patria”, con la nostra vita di onesti cittadini e di veri cristiani attenti al vero bene della comunità ed operosi nella carità fraterna».  

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