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Cassa integrazione, aumento del 6.835 per cento

Lo dichiara Angelo Mattone, segretario generale della Uil etnea, che segnala un più 40,6 per cento della Cig straordinaria

CATANIA. «Sembra quasi che un uragano abbia investito l'intero apparato produttivo etneo. Lo dimostra l’impressionante impennata della Cassa integrazione in deroga, dove cresce la fame di lavoro mentre le imprese, specie quelle medio-piccole, muoiono di credito aspettando inutilmente i pagamenti dagli enti pubblici. Secondo i dati diramati dell’Osservatorio nazionale Uil riferiti al mese di gennaio, la Cassa in deroga nella provincia etnea, a differenza di altre aree della Sicilia, è cresciuta passando dalle 2.016 ore di dicembre alle 139.811 di gennaio: un aumento del 6.835 per cento».

Lo dichiara Angelo Mattone, segretario generale della Uil etnea, che richiamando lo studio, si ricava pure il netto aumento dell’incidenza dell’ammortizzatore sociale «in deroga» (più 28,7 per cento), rispetto al totale della Cassa integrazione, che, peraltro, segnala un più 40,6 per cento della Cig straordinaria. Quasi in pari misura diminuisce, invece, la Cassa ordinaria. «La lettura di questi dati – dice il leader della Uil etnea – mostra una sostanziale conferma del dato generale. Nel conteggio complessivo delle tre forme di Cig, si ricava una flessione dell'1,1 per cento, ma in quei numeri è drammaticamente evidente la spia di una crisi strutturale del tessuto imprenditoriale catanese. La cassa integrazione ordinaria, indicatore unico per valutare la quantità delle aziende che, ristrutturandosi a spese dello Stato, scommettono per rilanciarsi sul mercato, sono diminuite del 45%. Quasi del corrispettivo, però, sono aumentate le ore di Cassa integrazione straordinaria, che mostrano la decisione delle aziende di uscire definitivamente dal mercato. Il boom della Cassa in deroga, che in questo periodo conosce un numero di domande triple rispetto alle autorizzazioni del ministero del Lavoro, è come dire, poi, che un uragano s’è abbattuto sul: Sistema Catania».

Tutto ciò indica come sia ormai al collasso soprattutto la piccola e media impresa, che per Catania vale quanto la Fiat a Torino. «Fare fronte comune, malgrado le tensioni elettorali e trovare soluzioni per lo sviluppo, a dispetto delle inutili demagogie - dice Angelo Mattone - è la sfida che la Uil lancia ai partiti e alle istituzioni politiche. Specie per le piccole e medie imprese, peraltro, la crisi è aggravata dai ritardi nei pagamenti degli enti pubblici i quali, a un passo dal dissesto, ricorrono sempre più massicciamente a concordati e diluizioni del debito in dieci anni. Nessuno, peraltro, si illuda di poter eludere con la Cassa integrazione la richiesta pressante di lavoro buono che sale da sempre più famiglie di questa provincia».

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