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Mafia, estorsioni e droga: 77 arresti

CATANIA. La "collaborazione-record" di imprenditori, ben diciotto, che hanno ammesso di pagare il pizzo facendo i nomi degli esattori. E l'arresto del "secondino" che nel supercarcere catanese di Bicocca riforniva di champagne, caponatina e telefonini i detenuti del clan Santapaola. Questi due particolari dell'inchiesta della Procura distrettuale antimafia di Catania e dei carabinieri che ha portato in queste ore all'esecuzione di settantasette ordinanze di custodia cautelare. Trentaquattro le notifiche in carcere, tre i ricercati, quaranta gli indagati finiti in cella oggi: tra questi, l'assistente capo di Polizia penitenziaria Giuseppe Seminara, 43 anni, catanese.

Le accuse contestate a vario titolo ai settantasette destinatari del provvedimento sono associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, spaccio di droga. Decisive per l'indagine le dichiarazioni del boss pentito Santo La Causa che ha anche parlato del "boss fantasma" Francesco Ferrera - "capace di guidare un gruppo di affiliati senza che questi sapessero di ricevere ordini da lui", hanno detto gli inquirenti - e del "grande mediatore" Giorgio Cannizzaro, uomo di fiducia di Ferrera, che tra Roma e Catania avrebbe gestito rapporti "con istituzioni e imprenditori". Il procuratore aggiunto Carmelo Zuccaro nel corso di una conferenza stampa ha pure riferito di "contatti di Cannizzaro con elementi della Chiesa catanese e siciliana", ma il procuratore capo Giovanni Salvi ha precisato che "non sono emerse da questi contatti attività illecite".

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