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Lido Ciclopi, tarda la sentenza del Tar sullo smantellamento del solarium

Ricorso all’iniziativa del Comune di Aci Castello, che ritiene l’opera abusiva

CATANIA. Un comunicato visibile sui cancelli d'ingresso del Lido dei Ciclopi, azienda confiscata alla mafia, avverte che il 15 maggio, da anni, data fissata per l'apertura della rinomata struttura per l'inizio della stagione balneare, il lido non aprirà, in attesa della sentenza del Tar sull'ordinanza del comune di Acicastello (26 febbraio 2013), che impone lo smantellamento dei solarium del lido perchè considerati "opere abusive" e "inquinanti", a causa dei tubi ossidati che posano sugli scogli. "Le opere - si legge nel comunicato dell'azienda - sono presenti sul demanio marittimo oggetto di concessione". Il sindaco Filippo Drago ha reagito energicamente al comunicato, temendo che si possano verificare atti di violenza. Dalla Cgil, invece, si alza un grido di allarme: "E' tutto assurdo - dice Aldo Toscano - conosco bene la vicenda del Lido e non si può pensare di togliere il lavoro a circa 30 persone a cuor leggero, metà operanti per il lido e gli altri impiegati fra la ristorazione e l'animazione. Per le opere da riqualificare, bastava rimandare il tutto a novembre, quando il lido chiude e non a febbraio quando sono già in corso i lavori per l'apertura del 15 maggio. E non dicano che tutto ciò è legato all'unione fra i due lungomare, perchè è una bufala! Insomma, no alla morte del Lido dei Ciclopi, no alla morte delle aziende confiscate alla mafia!". Un altro sindacalista della Cgil, Tommaso Medici, dirigente regionale della Flai: "Abbiamo appreso dagli uffici comunali castellesi, che il sindaco ha chiesto all'Area marina protetta Isole Ciclopi una perizia sulla "salute" sulle macchie di ruggine antistanti il lido. Ebbene, dalla perizia consegnata al sindaco di Acicastello già il 22 aprile, risulta che "la ruggine non rappresenta di per sè un agente inquinante, si tratta infatti di ossidi di ferro, presenti per altro in gran parte dei comuni concimi utilizzati in agricoltura". Quindi, di che cosa stiamo parlando, tanto da mettere a rischio ben 30 posti di lavoro?".

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