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Ricorso al Tar per il commissario alla Provincia

Il costituzionalista Felice Giuffrè e la collega Ida Nicotra: «L’utilizzo dello strumento solo al fine di impedire il fisiologico e democratico rinnovo degli organi dell’ente territoriale»

CATANIA. Tra due settimane o poco più, il Consiglio provinciale "chiuderà battenti". E non riaprirà più, almeno stando ai progetti del governo Crocetta che, però, devono ancora essere tramutati in legge di riforma. Da Palazzo Minoriti, però, parte un ricorso al Tar di Catania contro il decreto regionale di commissariamento dell'ente: a darne notizia, ieri, il consigliere provinciale Gino Porrovecchio, cinque anni fa eletto nella lista di Italia dei Valori. I due legali incaricati dell'azione legale sono il costituzionalista Felice Giuffrè e la collega Ida Nicotra, già nella lista Pdl per la Camera dei Deputati, più volte indicata come possibile alternativa dell'area Firrarello-Castiglione al "ricandidato sindaco" del centrodestra Raffaele Stancanelli. Ai giudici amministrativi i due docenti di Diritto pubblico segnalano "l'illegittimità del provvedimento del Governo regionale per eccesso di potere e violazione di legge", contestando "l'utilizzo dello strumento del commissariamento al solo fine di impedire il fisiologico e democratico rinnovo degli organi di un ente territoriale che, ai sensi dell'articolo 114, è costitutivo della Repubblica italiana insieme ai Comuni e allo Stato". "In questi termini - proseguono i due giuristi - i provvedimenti impugnati appaiono addirittura lesivi dello stesso principio costituzionale di autonomia, non a caso inserito tra i principi fondamentali della Carta del 1948". E ancora: "Il legislatore siciliano non può prevedere, nonostante la previsione dell'articolo 15 dello Statuto, la soppressione delle Province e la loro futura ed eventuale sostituzione con Consorzi di Comuni, i cui organi non siano direttamente eleggibili dai cittadini". Gino Porrovecchio, invece, commenta: "Ogni volta che mi sono trovato a scegliere, ho sempre scelto i valori e il progetto che sono oggi gli stessi di allora quando giovane insegnante scelsi di seguire Leoluca Orlando nella Rete anziché continuare in una sicuramente più remunerativa appartenenza alla Democrazia Cristiana di Andreotti, Lima, Fanfani... Per me, oggi sarebbe più conveniente salire sul carro dei vincitori e aspettare la nomina in qualche consiglio di amministrazione o qualche chiamata magari alla Regione Siciliana, anche perché il mio mandato alla Provincia è in scadenza e difficilmente sarei stato rieletto essendo quasi orfano di partito e perciò privo di supporto per superare lo sbarramento del 5 per cento. Ma io scelgo la coerenza e la lotta e dico di no all'attentato alla democrazia perpetrato qualche mese fa con la legge che falsamente scioglie le Province ma in realtà punta solo a impedire libere elezioni negli enti intermedi i quali saranno gestiti, non si sa per quanto tempo, da nove commissari sotto le direttive del Presidente della Regione siciliana. Si devono tagliare i costi della malapolitica, non quelli della democrazia".

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