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Catania, l’ombra sinistra del clan dei Cursoti sulla Tav emiliana

Cinquantanovenne invalido faceva da custode in un cantiere

CATANIA. L’ombra sinistra della mafia etnea nell’alta velocità a Reggio Emilia. Un cinquantanovenne catanese, ritenuto appartenente al clan dei Cursoti, risulta implicato nell’inchiesta condotta dal procuratore capo Giorgio Grandinetti per la realizzazione della stazione Mediopadana, fra Milano e Bologna, da inaugurare sabato prossimo. Il presunto mafioso catanese, che annovera precedenti penali, tra i quali omicidio, dalle verifiche effettuate dei carabinieri del Reparto operativo del comando provinciale di Reggio Emilia e dagli ispettori della Direzione provinciale del lavoro, sarebbe stato presente a partire dal 2001 nel cantiere Tav e successivamente in quello della Mediopadana come custode, regolarmente assunto, pur non avendone i requisiti. Secondo gli investigatori dell’Arma il soggetto negli anni Ottanta e Novanta avrebbe operato per conto del clan in Piemonte e in Liguria. Le indagini effettuate dai militari dell’Arma sul conto del presunto appartenente ai Cursoti, secondo l’accusa sarebbe stato quello di controllare gli accessi al cantiere Tav e poi a quello della Mediopadana e trasmettere i flussi di persone alla Prefettura. Il pregiudicato risulterebbe sia stato impiegato per la guardiania prima dalla Rodano Consortile (non coinvolta nell’indagine) e poi dalla Cimolai, società che sarebbe stata titubante sul suo utilizzo nel cantiere della Mediopadana. L’assunzione dell’uomo era stata caldeggiata, in quanto disabile. La Cimolai lo avrebbe tenuto fino al marzo 2012, poi, non avendo i necessari requisiti per tale mansione, rilevata l'irregolarità, nella primavera 2012 Cimolai ha comunicato a Italferr e a Rfi di avere rimosso il catanese dall’incarico e di averlo sostituito con personale di un istituto di vigilanza privato. A questo punto il cinquantanovenne sarebbe stato assunto da una agenzia ai somministrazione lavoro, come addetto al giardinaggio e in lavori di piccola manutenzione ordinaria del cantiere. Le ulteriori verifiche effettuate dai carabinieri avrebbero consentito di accertare che il catanese avrebbe continuato a tenere contatti per nulla sporadici con gli operatori del cantiere, tanto da lavorare anche di sabato. Questo però è solo un filone dell’inchiesta, perché quella principale riguarda presunte irregolarità sulla gestione dei subappati legati alla Tav con quattro imprenditori indagati..Rimosso non appena i lavori sono passati di mano ha continuato a frequentare la stazione subappaltante  

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