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Camionista catanese morto a Trieste, il fratello: "Valerio era uno serio, vogliamo la verità"

CATANIA. Il giallo della morte a Trieste di Valerio Platania, il catanese che ha perso la vita il 10 giugno scorso, in un incidente sul lavoro a Trieste, ha vissuto giovedì scorso un’altra tormentata trappa di questo calvario. Nella Chiesa della Consolazione dove il camionista trentacinquenne si era sposato, si sono svolti i funerali, molto partecipati, con centinaia di persone, che si sono voluti stringere attorno ai familiari e i parenti. All’esterno ella chiesa di via Milo c’era il camion che il giovane ha guidato per nove anni, ribattezzato: Tuono. Prima di lui, seduto al posto di guida, c’era stato del padre, che al momento del passaggio del feretro ha fatto squillare le trombe del clacson.
Giorgio Platania, fratello della vittima, è fermamente convinto che l'incidente non possa essere imputabile ad un errore del camionista, anzi ritiene che Valerio Platania stesse per portare a termine l'operazione al meglio. «Era furbo, serio, non si fidava delle persone - dice Giorgio Platania - insomma, sapeva il fatto suo. Non avrebbe mai affidato la sua vita a un estraneo. Era molto attento nel suo lavoro quindi sono convinto che le colpe non siano assolutamente sue. Sicuramente due cataste di quel peso non potevano cadere da sole, se non messe male o spinte, quindi l'errore umano altrui mi sembra l'unica spiegazione».
L’autopsia affidata a Fulvio Costantinides per verificare le cause del decesso e per cercare di capire attraverso l’esame cosa sia andato storto in quella che doveva essere una normale operazione di carico merci sarebbe emerso che la morte sia stata causata da choc emorragico e fratture multiple al bacino procurate dalla caduta della catasta di legno.
L’inchiesta viene condotta dal pm Matteo Tripani.

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