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Pedofilia a Catania, accusa il suo "carnefice" dopo 20 anni: Dottrina della Fede condanna prete

CATANIA. Per circa 20 anni si è portato dentro dolore e rabbia, poi ha parlato con il suo presunto "carnefice" - il suo ex parroco - degli abusi subiti, registrando il loro colloquio e rendendolo pubblico, «per evitare possa accadere ancora ad altri». Forse ancora poco per la giustizia italiana, ma sufficiente per la Chiesa per condannare il prete. La sentenza, di primo grado, è stata emessa dalla Congregazione per la Dottrina della Fede del Vaticano che ha ritenuto colpevole don Carlo Chiarenza, l'ex parroco di San Paolo ad Acireale e successivamente decano della Basilica di San Sebastiano, delle accuse mosse da un 38enne catanese: aver abusato sessualmente di lui quando aveva 14-15 anni tra il 1989 e il 1990.


Il sacerdote, si legge nella sentenza resa nota dal vescovo di Acireale, Antonino Raspanti, «dovrà dimorare per alcuni anni fuori dalla Diocesi non assumendo incarichi ecclesiali e non svolgendo il ministero in pubblico». Contro questa decisione potrà presentare ricorso entro 60 giorni. A denunciare il prete in conferenza stampa lo scorso anno a Roma, sostenuto dall'associazione La caramella buona, era stato Teodoro Pulvirenti, ricercatore negli Usa, facendo ascoltare una registrazione audio fatta di nascosto tra lui e don Carlo. «Mi sentivo sporco», gli dice Pulvirenti parlando con lui del passato. «Io - risponde il prete - inseguivo il tuo desiderio di essere voluto bene. E lo facevo non ponendomi limiti. Mi sembrava addirittura di farti del bene, come se tu avessi bisogno di liberarti. Un modo di dirti che ti volevo bene».


Il primo abuso sarebbe avvenuto in parrocchia quando aveva 14 anni, con «baci e mani sotto la maglietta». «Un giorno dopo un litigio con mio fratello - aveva aggiunto Pulvirenti - andai da don Carlo e scoppiai a piangere. Lui mise la mia testa sulla sua spalla, mise le mani sotto la maglietta e poi più in basso. Sapevo che c'era qualcosa di sbagliato, ma non capivo cosa. Ancora oggi mi condanno per non aver reagito». Dopo la denuncia, Chiarenza, che si è sempre proclamato innocente, è stato allontanato dal vescovo di Acireale e trasferito in un centro di raccolta spirituale lontano dalla Sicilia. Il sacerdote ha sostenuto di «non comprender il motivo di tanto accanimento nei miei confronti, potendo solo immaginare che il Pulvirenti stia così manifestando le proiezioni di problematiche forse irrisolte». La registrazione audio è agli atti di un'inchiesta della Procura di Catania aperta dai pm Marisa Scavo e Lina Trovato.

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