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Operazione antidroga, tornati i due "scappati": arrestati figlio e fratello del boss

CATANIA. Alla luce dei nuovi equilibri all'interno di Cosa nostra erano tornati a Misterbianco, paese della “cintura” di Catania da dove erano fuggiti perché  perdenti nella guerra di mafia con il potente clan rivale dei Pulvirenti, per gestire un traffico di cocaina comprata in Calabria. Sono gli “scappati”, come negli ambienti criminali chiamavano i sopravvissuti della cosca Nicotra che alla fine degli anni Ottanta avevano lasciato la Sicilia, rifugiandosi in Toscana e Emilia Romagna.    
 
A ricostruire il loro rientro e l'ascesa criminale sono stati 18 mesi di indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Catania che, grazie anche a intercettazioni telefoniche e ambientali, sono sfociate nell'esecuzione di un'ordinanza di arresto per otto indagati, emessa dal Gip su richiesta della Dda della locale Procura.  
A capo dell'organizzazione, secondo l'accusa, ci sarebbe Gaetano Nicotra, 62 anni, fratello del boss Mario, detto “U Tuppu”, ucciso in un agguato di mafia il 16 maggio del 1989, assieme a Giuseppe Avellino. I suoi luogotenenti, ritengono i carabinieri, sarebbero stati due suoi nipoti: i fratelli Antonio e Gaetano Nicotra, di 47 e 34 anni, figli del capomafia ucciso 24 anni fa. Assieme a loro sono stati arrestati un loro cugino, Giuseppe Avellino, di 49 anni, Antonino Rivilli, di 42, Daniele Musarra, di 43, Giovanni Sapuppo, di 33, e Daniele Di Stefano, di 29.    Dalle indagini è emerso che il gruppo si riforniva di cocaina dalla “famiglia” dei Bevilacqua di Marina di Gioiosa Jonica (Reggio Calabria).
La droga era chiamata cavallo, e ne arriva mediamente due chili al mese. Una loro consegna è stata sventata a Messina il 15 giugno del 2011 da carabinieri di Catania che arrestarono quattro corrieri calabresi: Rocco, Antonio e Gianfranco Bevilacqua e un 19enne incensurato.

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