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Comune di Catania, in Aula tra «grana» Tares e polemiche

I timori dell’autonomista Coppolino: «Dal primo gennaio fuori i lavoratori Puc. Abbiamo pochi giorni per salvare 188 precari»

CATANIA. La «patata bollente-Tares» è tornata, ieri sera, in Consiglio comunale: sempre difficile votare l’introduzione di una tassa rifiuti che, nella migliore delle ipotesi, è più cara del 9 per cento rispetto alla già poco amata Tarsu. A Palazzo degli Elefanti, comunque, «note dolenti» e allarmi sociali si rincorrono. Mentre alcuni ex dipendenti della «Multiservizi» protestavano minacciando di buttarsi da un cornicione del Comune, l’esponente di Grande Catania-Mpa Carmelo Coppolino ha depositato un’interrogazione in cui chiede chiarimenti alla giunta Bianco sulla sorte di ben 188 precari «Puc», senza contratto dal primo gennaio.
Coppolino sollecita l’amministrazione perchè la questione non venga affrontata «all’ultimo momento, la notte di Capodanno» e nella sua nota ricorda al sindaco Enzo Bianco come sotto la gestione del suo predecessore, l’ex senatore Pdl Raffaele Stancanelli, «il personale comunale sia diminuito di circa 700 unità». Il consigliere chiede quali progetti abbia il Comune «per mantenere in servizio i 188 precari, considerata la loro grande importanza nel corretto funzionamento della macchina amministrativa». Il rappresentante dell’opposizione di centrodestra, peraltro, contesta la Regione «che a oggi non ha provveduto ad emanare una chiara linea di intervento al fine di salvaguardare questi posti di lavoro».
L’amministrazione dovrebbe rispondere in una delle prossime sedute consiliari. All’ordine del giorno dell’Aula, ieri, la Tares, «riveduta e corretta» dalla Giunta che nelle scorse settimane aveva ritirato una prima delibera. Adesso, si parla di «Tares semplificata» perchè sarà utilizzato, come previsto da nuove normative, «un sistema fiscale identico a quello della Tarsu, che in più consente di utilizzare i crediti per il conferimento in discarica». L’aumento oscillerà tra il 9 e il 10 per cento in più, rispetto alla Tarsu dello scorso anno. A rendere più cara la bolletta — come ha spiegato più volte l’assessore all’Ambiente, Saro D’Agata — è la bassissima quota di differenziata «vantata» dalla nostra città e quel 30 per cento in più di produzione rifiuti provocato dall’uso dei cassonetti cittadini da parte di residenti in paesi limitrofi. «Molti evitano i fastidi della raccolta porta a porta già adottata nei comuni dell’hinterland, ma lo fanno a nostre spese», ha denunciato ancora recentemente D’Agata. Quindi, ha aggiunto: «Anche noi dobbiamo presto passare al porta a porta, sia pur gradualmente».

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