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Windjet, a Catania vola solo la protesta

CATANIA. Dimenticati, abbandonati e svenduti. Si sentono così gli ex dipendenti Windjet, la compagnia aerea low cost catanese che dal 2012 non vola più ed è stata ammessa al concordato preventivo.

Hanno un sogno, legittimo, ed è quello di ritornare a volare. In piazza Università si sono dati appuntamento per una mobilitazione spontanea per chiedere alle istituzioni sostegno e aiuto. A manifestare, prima di essere ricevuti in Municipio dal sindaco Bianco, è stato un gruppo di ex lavoratori composto da personale tecnico, amministrativo ed assistenti di volo, che hanno rappresentato circa un centinaio di colleghi di ogni categoria.
La crisi della compagnia aerea catanese ha comportato il fermo dei voli e la cassa integrazione per piloti e assistenti di volo. Sono rimaste senza lavoro circa 500 persone. Per loro, dopo varie traversie legate anche al concordato preventivo, c’era stato l’accesso a gli ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione speciale.
«Chiediamo una ricollocazione e soprattutto che l’Amministrazione comunale ci faccia da portavoce — ha detto Valentina Barbagallo, ex dipendente Windjet — non ci fermeremo all’amministrazione comunale ma cercheremo di collaborare con i nostri colleghi di Palermo. Cerchiamo delle risposte, delle possibilità, delle aperture, dei tavoli di concertazione, qualcosa di concreto». Gli ex dipendenti fanno i conti anche con la crisi che investe il settore, ma guardano al futuro con gli investimenti delle nuove compagnie aeree all’aeroporto Fontanarossa di Catania. «Comprendiamo che la situazione è veramente difficile in tutta Italia — prosegue Barbagallo — ma a Catania stanno arrivando tante compagnie, allora perché non cercare nel bacino di professionisti ex Windjet personale con esperienza?». A scendere in piazza ieri mattina sono stati i cassintegrati che non nascondo di sentirsi comunque dei «fortunati che hanno una base reddituale». Tuttavia gli ex dipendenti Wind-Jet sono «dei professionisti, il lavoro è dignità e noi vogliamo lavorare». I lavoratori che avevano contratti a tempo indeterminato, quasi 500, hanno usufruito e stanno ancora usufruendo della cassa integrazione, ma a molti di loro, probabilmente a tutti loro, non basta questa garanzia, per quanto a lungo termine, dell’ammortizzatore sociale. Quello che hanno cercato di chiedere in questi anni è sempre stato un intervento deciso e determinato delle istituzioni finalizzato a far riprendere l’attività della compagnia aerea. «Colloqui se ne fanno tanti e curriculum se ne inviano in continuazione — dice Valentina Barbagallo —, però la crisi c’è e molti sono andati fuori, anche fuori Europa, in Vietnam, in Tanzania».

La compagnia catanese fino al 2012 Windjet contava circa 500 dipendenti, poi dopo la crisi e l’atterraggio definitivo molti hanno trovato lavoro all’estero con dei contratti a tempo determinato, quindi è probabile che possano tornare in cassa integrazione guadagni. «Non ci aspettiamo nulla — ha proseguito Valentina — anche uno per noi sarebbe più di zero. Se uno diventa cento ben venga». Dopo due anni di silenzio, con il sit in di ieri mattina, gli ex lavoratori hanno voluto sensibilizzare, l'amministrazione comunale di Catania, ma anche gli altri soggetti politico-istituzionali che, a vario titolo, possono provare a fare qualcosa per dare ancora una speranza a chi vuol tornare a volare.

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