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Catania: call center, «No alle delocalizzazioni»

CATANIA. I lavoratori dei call center catanesi si sono dati appuntamento ieri in piazza Università per dare vita ad un flashmob sorprendente ed originale flashmob dal titolo: Per chi suona la campana. La protesta, dei telefonini al vento, che si sono messi a suonare contemporaneamente in piazza Duomo ieri è stato un campanello d’allarme contro la delocalizzazione. Una grande mobilitazione locale per un settore, quello dei call center in outsourcing per diversi committenti (telecomunicazioni, tv, energia), che riguarda circa tremila lavoratori, che nonostante i processi di stabilizzazione è nuovamente sull’orlo del baratro. Complice la crisi, i committenti hanno iniziato a fare le gare per l’appalto dei call center al massimo ribasso, con un costo medio che va al di sotto del costo contrattuale. Le aziende che utilizzano questa scorciatoia della delocalizzazione vincono perché il costo del lavoro in Albania, Croazia o Romania è sicuramente più basso. «Quelle che non delocalizzano e rimangono in Italia, per esempio Almaviva o Call&Call, si ritrovano con un costo del lavoro più alto e, non riuscendo a competere, vengono messe sotto ammortizzatori sociali» dice Davide Foti, segretario regionale Slc-Cgil, che aggiunge: «I clienti italiani non hanno garanzie sui dati che vengono acquisiti perché le leggi italiane ed europee sono diverse. Si rischia che si disperdano i dati personali degli utenti».
Prossima tappa è la manifestazione nazionale dei lavoratori dei call center in progamma mercoledì 4 giugno a Roma, dove verrà proiettato un spot, che è stato realizzato a Catania, dalll’attrice Lucia Fossi e diretto dal regista Riccardo Napoli.

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