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Mafia, sequestro da 1,5 milioni agli eredi di Angelo Santapaola

CATANIA. Beni per un valore stimato da investigatori in circa 1,5 milioni di euro e ritenuti riconducibili agli eredi di Angelo Santapaola, cugino del capomafia Benedetto Santapaola, ucciso il 26 settembre del 2007, sono stati confiscati dalla Direzione investigativa antimafia di Catania. Nell'agguato di sette anni fa morì anche Nicola Sedici, ritenuto il luogotenente del boss assassinato. Il provvedimento di confisca, emesso dal Tribunale di Catania, ha interessato 11 unità immobiliari a Catania, una ad Augusta (Siracusa), svariati conti correnti per un valore di circa 250.000 euro, 2 autovetture per un valore di circa 1.5 milioni di euro. I beni sono riconducibili a Giuseppe e Grazia Corra, rispettivamente suocero e moglie di Angelo Santapaola. Con lo stesso provvedimento, il Tribunale di Catania ha applicato nei confronti di Giuseppe e Silvio Corra, rispettivamente, suocero e cognato di Angelo Santapaola, la misura di prevenzione personale sottoponendoli alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per la durata di due anni e sei mesi.

Il decreto di confisca, emesso dal Tribunale di Catania, è il frutto di complessa attività di
indagine svolta dal centro operativo Dia di Catania e coordinato dalla Procura etnea diretta da Giovanni Salvi.
Nell'ambito dell'operazione 'Arcangelo' della Dia di Catania, Angelo Santapaola era indagato perchè ritenuto il capo della cosa Santapaola. Il cugino del capomafia fu ucciso per contrasti
interni alla cosca e per il delitto la Corte d'assise di Catania il 25 aprile del 2014 ha condannato all'ergastolo, in qualità di mandante, Vincenzo Aiello, già rappresentante provinciale della medesima famiglia mafiosa.
Le indagini di natura economico-finanziaria e patrimoniale espletate dalla Dia, che abbracciano l'arco temporale compreso tra il 2000 e il 2011, volte a rilevare anche la capacità
reddituale di Santapaola e del suo nucleo familiare, hanno permesso di identificare una serie di beni che, benchè formalmente intestati a congiunti dello stesso, sarebbero, secondo l'accusa, effettivamente riconducibili alla titolarità di quest'ultimo.

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