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Lavoro, nuovo punto Mc Donald’s a Catania
Darà occupazione a 22 persone

CATANIA. In una Sicilia in cui la disoccupazione è ormai divenuta una piaga sociale in grado di radere al suolo ogni speranza di futuro, le notizie di assunzioni - seppur ridotte nei numeri - non possono che gettare una luce di speranza nell’altrimenti nefasto scenario di questi ultimi tempi. Il gigante della ristorazione McDonald’s - che secondo molte rilevazioni occupa il primo posto nella speciale classifica riservata alle catene di fast food più grandi al mondo - sta per aprire il proprio sesto punto vendita nel capoluogo etneo e darà lavoro a 22 persone: verrà inaugurato domani all’interno del centro commerciale “Porte di Catania”, situato nei pressi dell’aeroporto di Fontanarossa. Non è la prima volta che la popolare azienda americana - che in Italia possiede già circa quattrocentottanta ristoranti in grado di dare lavoro a quasi diciottomila persone - decide di investire in Sicilia: secondo i dati di uno studio elaborato dall’università “Bocconi” di Milano, circa il quattro percento del totale degli impiegati nella ristorazione in Sicilia - che in questa particolare graduatoria si trova al quarto posto tra le regioni italiane dietro Lazio, Calabria e Lombardia - lavora da McDonald’s. La stessa azienda ha comunicato che il nuovo ristorante darà lavoro a circa ventidue persone e che dieci di loro sono state selezionate nell’ambito dell’iniziativa “McItalia Job Tour”, che ha fatto tappa a Catania lo scorso 23 luglio. «Quella di McDonald’s ormai non può più essere considerata come una realtà emergente in Sicilia - dice Rosaria Rotolo, segretario generale della Ust-Cisl di Catania - trattandosi di un’azienda che già da anni investe nel nostro territorio. Qualsiasi nuova opportunità di lavoro, specie se offerta a chi è più giovane, può trasformarsi in un’occasione per fare esperienza». Nonostante queste poche note positive, la strada per uscire dal tunnel della disoccupazione, che per i giovani ha già da tempo raggiunto livelli proibitivi, passa per interventi più radicali: «in un contesto come il nostro chi ha responsabilità di governo ha il dovere di creare le condizioni per lo sviluppo dei settori industriali ed agroalimentari, da trasformare nel motore della nuova crescita».

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