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Voto di scambio alle Regionali, sì alle intercettazioni nel fascicolo

Secondo la difesa si sta creando un processo che appare viziato da una assoluta nullità della prova

CATANIA. Le intercettazioni disposte dalla Procura in occasione delle elezioni regionali del 2012 faranno parte del fascicolo del processo per voto di scambio che vede imputati l'ex presidente Raffaele Lombardo, suo figlio Toti, attuale deputato all'Ars in quota Mpa, insieme ad Ernesto Privitera, Giuseppe Giuffrida e Angelo Marino.

A deciderlo è stato il giudice monocratico della Quarta sezione penale del Tribunale, Laura Benanti, che si sta occupando del procedimento. Il giudice, in accoglimento della tesi avanzata dai pm Lina Trovato e Rocco Liguori, ha respinto l'eccezione sull'inutilizzabilità delle intercettazioni sollevate dai legali delle difese. "Per la giurisprudenza più avallata di recente - ha dichiarato l'avvocato Mario Brancato - nel momento in cui vi è stata una intercettazione per un reato per cui è consentita, qualora poi sopravviene l'archiviazione per quel reato e residuano imputazioni per un reato diverso per il quale l'intercettazione non sarebbe ammissibile, quella intercettazione stessa non è utilizzabile. E' una giurisprudenza costante quella della Suprema Corte che dal 2010 a oggi il giudice ha detto di non condividere".

Nel procedimento, nato dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che parlavano delle elezioni del 2008 e 2010, avranno dunque un peso le conversazioni registrate dagli inquirenti nel 2012 che miravano a provare uno scambio politico-mafioso successivamente divenuto solo voto di scambio. Esclusa la valenza mafiosa, per i magistrati vi erano gravi indizi che "fondavano l'ipotesi iniziale", dice il pm Rocco Liguori. E lo stesso giudice ha evidenziato come vi fossero "sufficienti indizi di reato sopra la soglia minima".

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