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Ebola, medico siciliano contagiato:
sto bene, ditemi dei miei pazienti

"Allora, voi come state? E i miei pazienti? Come stanno oggi?". Sono le parole del medico di Emergency contagiato dall'ebola e ricoverato allo Spallanzani di Roma

ROMA. "Allora, voi come state? E i miei pazienti? Come stanno oggi?". Sono le parole del medico di Emergency contagiato dall'ebola e ricoverato allo Spallanzani di Roma, riferite da un amico, il suo primario in ospedale, e riportate su vari quotidiani che pubblicano virgolettati attribuiti all'uomo, del quale è trapelato il nome di battesimo e l'ospedale in cui lavora in Sicilia.

"Mi fa male un po' la schiena. Sai, dieci ore su quella barella, prima in ambulanza, poi in aereo, non è proprio il massimo. È davvero una posizione scomoda", scrive ancora il quotidiano. Anche un articolo del Messaggero, riporta il racconto del viaggio dalla Sierra Leone a Roma: "Per tutto il tempo, come vuole la procedura, sono rimasto nella barella ad alto contenimento. Immobile. Prima ci sono state lunghe ore in ambulanza per raggiungere l'aeroporto dall'ospedale in Sierra Leone. Poi altre sei sul Boeing dell'Aeronautica. Ora finalmente sono qua".

Il Corriere della Sera riporta le parole della moglie, che ha deciso di non partire per Roma per sottrarsi al 'circo mediatico', come aveva detto ieri anche all'Ansa: "Un po' s'è arrabbiato controllando i siti Internet, scoprendo praticamente il suo identikit, pur in assenza di nome e cognome". Il motivo è che vuole tutelare la madre "da una preoccupazione troppo grande per l'età e per il cuore". "State tranquilli, ce la farò" e "sono in buone mani. Mi cureranno. Ci vediamo presto", sono le parole dell'uomo pubblicate da Qn.

"Io ero contraria alla sua partenza in Sierra Leone per conto di Emergency. E glielo avevo detto, gli avevo espresso le mie perplessità a causa del pericolo di contagio" e "pensare che sarebbe dovuto rientrare dopodomani...". Lo dice - in un'intervista a La Stampa - la sorella del medico italiano contagiato in Sierra Leone dal virus ebola. Lui - aggiunge - "è fatto così: altruista e generoso incarna tutti i valori tipici del medico. È partito, spinto dal desiderio di rendersi utile, di mettere la sua professione al servizio dei più bisognosi". La donna parla anche delle passate missioni del fratello con Emergency, che "rappresenta per lui, bravissimo infettivologo, l'occasione per aiutare le popolazioni che soffrono di più negli angoli più problematici del mondo".

Nemmeno lei si recherà a Roma, anche perché "ribadiamo, sia io sia le sue figlie, l'assoluta necessità di garantire nel modo più assoluto la privacy. Mio fratello ha solo bisogno di essere curato e di guarire in una condizione di tranquillità. La situazione è già complessa e non abbiamo bisogno di ulteriori pensieri".

 

AGGIORNAMENTI. Il medico di Emergency affetto da Ebola è stabile ma presenta ancora febbre a 38,5 gradi. Tuttavia "non presenta nuovi sintomi caratteristici della malattia, in particolare non ha segni emorragici". Lo hanno reso noto i medici dello Spallanzani leggendo il bollettino medico. Ha cominciato ieri il trattamento sperimentale che è stato ben tollerato. Il farmaco utilizzato è stato ottenuto con una procedura speciale per l'importazione dei farmaci non registrati. Lo hanno reso noto i medici dello Spallanzani in un incontro stampa per la lettura del bollettino medico.  I medici hanno dunque sottolineato che il trattamento sperimentale al quale il paziente è sottoposto "è stato ben tollerato". Il farmaco utilizzato, hanno spiegato, "è stato ottenuto con una procedura speciale per l'importazione dei farmaci non registrati. La stessa procedura continuerà a garantire l'approvvigionamento del farmaco fino al completamento del ciclo terapeutico". Il paziente, hanno inoltre reso noto i medici, "è monitorato per la funzionalità cardiaca, epatica e renale per identificare precocemente l'eventuale comparsa di effetti avversi al trattamento".

Inoltre, l'unità farmaci essenziali dell'Organizzazione mondiale della sanità, rilevano i sanitari, "ha fornito tutta l'assistenza possibile e ha condiviso le scelte effettuate". Sempre al fine di garantire "la maggiore tranquillità degli operatori, nonché la sicurezza nella gestione del paziente - concludono i sanitari - l'Istituto ha destinato una task force di personale particolarmente esperto esclusivamente all'assistenza del paziente infetto".

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