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A Catania corteo di protesta pacifico per le strade

In primo piano i lavoratori di Myrmex, Cesame (la Regione li ha finalmente convocati), di Micron, di Acciaierie di Sicilia r centinaia di precari dei call center

CATANIA. Corteo pacifico, ma determinato e, soprattutto, ben rappresentato quello di ieri in città per lo sciopero generale nazionale indetto da Cgil e Uil contro il Jobs Act, la riforma del lavoro firmata da Matteo Renzi, e più in generale contro la Legge di Stabilità, la riforma della pubblica amministrazione e la politica economica di Palazzo Chigi. C’erano gli striscioni di Myrmex (60 lavoratori con cassa integrazione in scadenza a febbraio 2015), Cesame (90 riuniti in coop e – finalmente - convocati alla Regione la settimana prossima), Micron (una decina gli ultimi lavoratori etnei ancora da ricollocare per giungere a quota “esuberi zero”), Acciaierie di Sicilia (oltre 200 a orari ridotti per diminuire i costi di gestione gravati dal caro-energia condanna delle imprese siciliane) e poi le centinaia di precari dei call center e gli studenti.

Il corteo si è concluso a Piazza Manganelli con il comizio dei segretari generali di Cgil (Giacomo Rota), Uil (Fortunato Parisi). Con loro, sul palco, anche i rappresentanti di base di quattro categorie: agroalimentare (Salvo Limina), cultura (l’attrice Valentina Ferrante), formazione (Giusy Boncompagno) e attività produttive (Francesco Furnari). In chiusura l’intervento di Giovanni Torluccio, segretario generale nazionale Uil Fpl. Rota: “A questo governo chiediamo per quale motivo si dovrebbe investire in un sud Italia abbandonato? Perché investire in Sicilia, in Calabria, in Campania o in Puglia, dove tutto costa di più, energia elettrica compresa e dove le pressioni malavitose si moltiplicano?”. Rota ha ricordato le molte vertenze ancora irrisolte e ha stimato in circa 11 milioni di euro, la riduzione dei contributi statali nelle casse comunali a causa dei più recenti provvedimenti governativi.

 

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