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Catania, stagione da raddrizzare con una rivoluzione

Quattro i papabili sulla panchina rossazzurra. La scelta non è facile, perché i candidati potrebbero avere paura di bruciarsi

CATANIA. Una pausa di riflessione, inevitabile. Assolutamente necessaria. A bocce ferme la dirigenza dovrà pianificare una rivoluzione, non c'è altro modo per ridare significato ad un campionato ancora più triste di quello della retrocessione e siamo solo a metà stagione. Contro il Carpi sono emerse ancora una volta le mille debolezze di questo gruppo e dell'organico. Non ce n'era bisogna, ma è stato così. Anche i limiti di un tecnico che ha dimostrato di non saper sciogliere tutti i nodi di una ingarbugliata matassa. Le responsabilità di Pellegrino sono comunque limitate, come lo erano quelle di Sannino. Purtroppo il giocattolo rossazzurro si è rotto da tempo e non c'è stato neppure il tentativo di incollare i cocci. Se la dirigenza non vuole ascoltare il grido della piazza, rifletta almeno sulle preoccupazioni di un osservatore "terzo" qal è il tecnico del Carpi Castori che, domenica pomeriggio, ha detto chiaro e tondo che al peggio non c'è mai fine e se la situazione del Catania adesso e grave, domani potrebbe essere gravissima. Parole sagge, da ascoltare, riascoltare e metabolizzare.

E che ci sia un clima di esasperazione, lo si percepisce anche dalle dichiarazioni in libertà che, a volte, vengono smentite, ma fanno, comunque, pensare. Alessandro Rosina, ad esempio, si è dovuto affrettare a puntualizzare tramite il fratello che lui a Catania ci sta bene e ci vuole restare e non si è pentito della scelta fatta in estate di indossare il rossazzurro. Una dichiarazione di rinnovato amore dopo che l'agente Dario Canovi aveva affermato che l'ex del Siena ha fatto un gravissimo errore ad accettare l'offerta del club etneo.

 

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