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Un numero verde per raccogliere le denunce contro il «lavoro nero» a Catania

Nino Marino: «Lavoratori ingranaggi di uno sfruttamento. Non si spiega perché solo il 2% è assunto»

CATANIA. Un numero verde per raccogliere le denunce dei «nuovi schiavi», vittime del «lavoro nero» in agricoltura. E un elenco di idee, di proposte, per difendere la dignità umana e professionale dei forestali, vittime della miopia politica siciliana.
La Uila etnea, l'organizzazione Uil dei lavoratori del settore agroalimentare e forestale, mantiene gli impegni. Oggi, il segretario nazionale di categoria Stefano Mantegazza sarà alle 10,30 in via Di Sangiuliano 365 per inaugurare la nuova sede dell'organizzazione sindacale e insieme a Nino Marino, segretario regionale aggiunto e segretario provinciale Uila, renderà nota la costituzione del Centro di ascolto contro il «lavoro nero» e rilancerà l'iniziativa Uil per la valorizzazione della Forestale in Sicilia. Saranno presenti il segretario nazionale organizzativo Uila Guido Mairone, i segretari regionale e territoriale Uil, Claudio Barone e Fortunato Parisi, e il segretario regionale Uila Gaetano Pensabene.

«Il frutto del ”lavoro nero” — dice Nino Marino — scura la dignità dei lavoratori, delle imprese e della società. Lo abbiamo urlato assieme a Stefano Mantegazza nel 2013, ad Adrano e confermiamo oggi la nostra denuncia, peraltro aggravata da segnali preoccupanti che giungono soprattutto dalla provincia. Extracomunitari e catanesi sono ingranaggi di un fenomeno di sfruttamento che rappresenta un vergogna per il nostro sistema economico e sociale. Non si spiega perché appena il 2% dei lavoratori agricoli nella provincia etnea abbia contratti di assunzione a tempo indeterminato, nè tantomeno il motivo per cui gli iscritti ai registri di settore calino mentre la superficie coltivata cresce. Dei lavoratori iscritti, peraltro, tantissimi sono al di sotto delle 50 giornate annue. Facile, quindi, intuire come migliaia siano i braccianti in nero».

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