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Il caso della candelora di Catania, la difesa: "Falso l'inchino al boss"

L'episodio risale al 4 febbraio scorso quando il 'Cereo degli ortofrutticoli', uno dei fercoli in processione per la festa di Sant'Agata, è stato accusato di aver fatto un 'inchino' davanti al Bastione degli infetti, non lontano dalla casa di un boss agli arresti domiciliari

CATANIA. «È falsa, menzognera e calunniosa l'affermazione» che il 4 febbraio scorso il 'Cereo degli ortofrutticoli', uno dei fercoli in processione per la festa di Sant'Agata a Catania, abbia fatto un 'inchino' davanti al Bastione degli infetti, non lontano dalla casa di un boss agli arresti domiciliari. Lo afferma il legale dei responsabili del 'Cereo', l'avvocato Piero Lipera, che ha ricevuto mandato di «avviare le opportune azioni legali», vista «l'infondatezza e la grave colpa nel riportare fatti non rispondenti al vero».

Secondo i responsabili del 'fercolo', infatti, «contrariamente a quanto ipotizzato da organi di stampa, in quella strada non ci sono state 'danze o caratteristiche 'annacate» in onore di note o ignote personalità criminali, così come possono testimoniare i vigili urbani presenti«.

Dopo il dubbio di un presunto 'inchino' a un boss agli arresti domiciliari sollevato su Internet sono state avviate indagini conoscitive da polizia municipale e polizia di Stato. Il legale ricostruisce invece così la vicenda. Il 'Cereo degli ortofrutticolì, come gli altri, doveva fermarsi per due ore. A quel punto il tesoriere dell'associazione ha comunicato ai vigili urbani che la candelora, avendo riportato un cedimento alle corde, aveva bisogno di immediati interventi di manutenzione. Per eseguire l'intervento di messa in sicurezza, il cereo sarebbe stato autorizzato a spostarsi dal centro della processione e a posteggiarsi in una zona della strada meno affollata, ed è stato spostato nello slargo dei Bastioni degli Infetti, dove c'è un altare votivo dedicato a Sant'Agata. Dopo la registrazione delle corde i 'portatorì del pesante fercolo in legno decorato in oro eseguivano le prove per la tenuta delle corde. Prove che in dialetto si chiamano 'annacatè, ovvero procedere avanti ed indietro, oscillando sui lati destro e sinistro del Cereo.

L'ARCIDIOCESI: "RATTRISTATA DA ENFASI DATA DALLA STAMPA". L'Arcidiocesi di Catania si dice «colpita e rattristata per l'enfasi data dai mass-media locali e nazionali alla vicenda di una delle candelore» votive della Patrona della città. Lo afferma in una nota della Basilica Cattedrale.

«Vicenda che vede indebitamente coinvolti tutti - si sottolinea nella nota - Chiesa e Città, quando le immagini e le parole riguardano non soltanto la candelora in questione, ma il volto della stessa Agata, della Chiesa, di quanti si impegnano perchè sia un tempo di vera festa religiosa. Riteniamo indispensabile, pertanto, rimarcare ulteriormente - si precisa nel comunicato - che la Basilica Cattedrale di Catania non ha nulla a che vedere con l'organizzazione, la gestione, il giro, gli spostamenti e le soste delle candelore, e la scelta dei loro portatori. Inoltre - prosegue la dichiarazione affidata all'ufficio stampa - affermiamo con forza il nostro impegno per la legalità e contro ogni forma di "inchino£, che non sia riservato esclusivamente a Dio e ai suoi Santi».

L'Arcidiocesi, mentre si «prepara all'Ottava di Sant'Agata»,  esprimere soddisfazione per «l'ulteriore tappa del cammino avviato da alcuni anni, finalizzato a dare alla festa un crescente spessore di religiosità», e «ringraziare quanti hanno collaborato e dedicato tempo ed energie a servizio della Chiesa e della Città per dare alla festa un'impronta cristiana», con un «ringraziamento particolare al nuovo capo Vara».

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