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“Gara illegittima”: Cantone invia ai pm gli atti sul Cara di Mineo

ROMA. L'Autorità Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone ha inviato alla procure di Catania e Caltagirone la documentazione sulla gara d'appalto per il Cara di Mineo, il centro di accoglienza richiedenti asilo siciliano, da cui emerge che, a giudizio dell'Authority, la gara è "illegittima" e lede i principi di "concorrenza" e "trasparenza".

Le valutazioni dell'Anticorruzione sono contenute in un parere steso su richiesta della Cot Società Cooperativa. La Cot fu esclusa dalla gara bandita dal Consorzio Calatino Terra di Accoglienza per l'affidamento triennale della gestione del Cara di Mineo. A vincere fu, infatti, il 30 giugno scorso, l'altro, unico, concorrente, ossia il Consorzio di Cooperative Sociali Casa della Solidarietà: importo contrattuale, al netto del ribasso offerto, pari a 96.907.500 euro.

Diversi i rilievi mossi dall'Anticorruzione. Innanzitutto, la procedura assoggetta a un'unica gara "appalti differenti che avrebbero dovuto essere aggiudicati con separate procedure di gara ovvero con una ragionevole suddivisione in lotti", vista "l'eterogeneità dei servizi richiesti che avrebbero potuto essere messi a gara come lotti funzionali autonomi". Questo avrebbe garantito la trasparenza dell'operazione. Invece, gli atti indicano come attraverso un'unica procedura di gara si sia proceduto all'affidamento di contratti che vanno dall'appalto del servizio di gestione amministrativa e di assistenza presso il centro, a quello per l'assistenza generica alla persona, all'assistenza sanitaria, il servizio di pulizia e igiene ambientale, la ristorazione, le forniture agli ospiti, la manutenzione dell'impiantistica. Quindi, un unico affidamento per "attività eterogenee" e questa "scelta procedurale - scrive l'Authority - appare in contrasto con i principi economicità, efficacia, imparzialità, parità di trattamento, trasparenza e proporzionalità".

Non solo. Evitando la suddivisione in lotti, si è compromesso "l'accesso delle piccole e medie imprese, ledendo l'interesse pubblico a un confronto concorrenziale adeguato". Dubbi anche sul piano della trasparenza, "non essendo stati individuati gli importi a base d'asta per le singole attività in affidamento", il che "non risulta conforme ai principi di concorrenza". Tanto più che il bando non indica le percentuali con cui determinare il regime Iva al 4%, al 10% o al 22%, ma fornisce il prezzo Iva inclusa "senza definire la reale base d'asta" che le ditte avrebbero dovuto riportare nella propria offerta. L'assenza di concorrenza, rileva quindi l'Anticorruzione, è dimostrata dal fatto che, oltre al Cot, "v'è stato un solo concorrente che ha partecipato alla procedura - il gestore uscente".

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