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"Una solitudine troppo rumorosa", a Catania lo spettacolo di Filippo Arriva

Nel ruolo del protagonista Hanta, Stefano Onofri. Sulla scena Vitalba Andrea, Plinio Milazzo, Luca Iacono, Ludovica Calabrese, Pietro Casano, Marta Ciriello, Lorenza Denaro, Luciano Fioretto, Valeria La Bua

«Una solitudine troppo rumorosa», versione teatrale di Filippo Arriva liberamente tratta dal romanzo di Bohumil Hrabal, sarà in scena dal 17 aprile al Teatro Stabile di Catania. Venerdì 17 aprile (ore 21) al Teatro Angelo Musco, per il cartellone dello Stabile di Catania, andrà in scena la «prima» de Una solitudine troppo rumorosa di Filippo Arriva, riduzione teatrale dall'omonimo romanzo di Bohumil Hrabal e da altri suoi racconti. Il nuovo allestimento sarà replicato sino al 26 aprile.

Nel ruolo del protagonista Hanta, Stefano Onofri. Sulla scena Vitalba Andrea, Plinio Milazzo, Luca Iacono, Ludovica Calabrese, Pietro Casano, Marta Ciriello, Lorenza Denaro, Luciano Fioretto, Valeria La Bua. La regia è di Francesco Randazzo, scene e costumi di Dora Argento, musiche di Mario Modestini, luci di Franco Buzzanca. Protagonista è Hanta, surreale uomo del sottosuolo che vive in un magazzino sottoterra. Imballa ogni tipo di carta (giornali, fogli sporchi o da regalo, manifesti, libri?) con una vecchia, e amata, pressa e ne fa delle balle dentro cui mette, a mò di cuore, un libro. Le fodera con poster di famosi quadri avviandole così verso il macero. Hanta, che adora i libri che manda alla distruzione, vive in un magazzino sporco, popolato da topi, mosche e fantasmi. Con loro parla, si tratti di ratti o delle ombre di Hegel, Kant, Schiller, Camus? Sino a una fantastica partita a tennis di Cristo. Scrittori, poeti, filosofi discorrono con Hanta, sempre ubriaco di birra. Lui sta per essere licenziato perchè una moderna e pulita pressa, con imballatori lindi che bevono latte, sta per sostituirlo. La necessità di salvare la cultura, i libri, la fantasia per poter vivere, sono al centro della riduzione di Filippo Arriva che fa di Hanta un eroe solitario, tra dolci e poetici fantasmi, che il «nuovo» vuole uccidere. Una storia tessuta da una serie di ballate e canzoni su musiche di Mario Modestini e testi di Filippo Arriva.

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