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Bene confiscato alla mafia torna al Comune di Belpasso dopo 20 anni

Alla scadenza naturale del contratto il Comune richiese di ritornare in possesso dell'immobile per realizzarvi una scuola ed un centro di aggregazione, ma a quel punto iniziò un contenzioso tra il Comune ed i privati della Cooperativa sociale

BELPASSO. Con una sentenza (398/2015) la Corte d'Appello di Catania ha obbligato la Società Cooperativa Sociale Socio Sanitaria Arl a lasciare la conduzione di un immobile confiscato alla mafia, che dopo 20 anni torna in possesso del Comune di Belpasso, che ne farà un asilo ed un centro di aggregazione. Nel 1995 il Tribunale di Catania dispose a carico di Francesco Pesto la confisca di un immobile nel quartiere di Palazzolo. Nel 1997 fu nominato un amministratore giudiziario che stipulò un contratto d'affitto con la cooperativa. Alla scadenza naturale del contratto il Comune richiese di ritornare  in possesso dell'immobile per realizzarvi una scuola ed un centro di aggregazione, ma a quel punto iniziò un contenzioso tra il Comune ed i privati della Cooperativa sociale.

«Da quando sono stato eletto - ha detto il sindaco Carlo Caputo - ho rifiutato qualsiasi incontro con i componenti della cooperativa assumendo la precisa decisione di arrivare a sentenza e riportare l'immobile confiscato nel pieno possesso del Comune». Il sindaco ha dato subito mandato al legale che ha difeso il Comune di procedere, attraverso ufficiale giudiziario, all'immediato sgombero dei locali. «Per 20 anni - ha aggiunto primo cittadino - diversi uomini, con diverse responsabilità hanno compiuto o non compiuto atti grazie ai quali nei fatti un bene confiscato alla mafia non è tornato, così come nello spirito della legge, al godimento della collettività. Su questa vicenda ho tenuto una condotta intransigente perchè ero sicuro che la sentenza non avrebbe avuto altro esito». «Presto l'immobile - ha concluso - diverrà un asilo ed un centro di aggregazione in un quartiere che ne ha davvero bisogno: grazie alla nostra volontà e alla sentenza dei giudici un bene appartenuto alla mafia ha trovato finalmente una destinazione di pubblica utilità».

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