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Mafia, confiscati beni per 500 mila euro a Vizzini e Francofonte

La proposta di sequestro era stata inoltrata dal Direttore della D.I.A., su indagini ed accertamenti patrimoniali svolti dal Centro Operativo di Catania

CATANIA. La DIA di Catania ha eseguito, tra Vizzini (CT), Francofonte (SR) e Teglio (SO), su decreto emesso dal Tribunale di Siracusa, Sezione Penale, la confisca di beni immobili riconducibili a Salvatore Navanteri, ritenuto elemento di spicco del clan mafioso «Nardo». Si tratta di beni immobili del valore complessivo di circa 500 mila euro.

La proposta di sequestro era stata inoltrata dal Direttore della D.I.A., su indagini ed accertamenti patrimoniali svolti dal Centro Operativo di Catania, che accertato l'assenza di risorse lecite idonee a giustificare gli investimenti effettuati nel corso degli anni.

I beni soggetti a confisca sono riconducibili a Salvatore Navanteri, 60 anni, originario di Vizzini, nel catanese, attualmente detenuto presso la casa di reclusione di Opera, a Milano. L'indagato è figlio di Giovanni Navanteri, indicato a capo di un clan che negli anni '80 entrò in contrasto con quello capeggiato da Giovanni Caruso e da cui scaturì una faida nel corso della quale furono consumati numerosi omicidi, tra cui quelli dei fratelli di Salvatore Navanteri.

Nel corso del 2013, quest'ultimo assieme alla moglie, Luisa Regazzoli, venne tratto in arresto, insieme ad altre persone, tutte appartenenti al clan «Nardo» di Lentini, federati con i Santapaola, nell'ambito dell'operazione di polizia denominata «Ciclope» perchè ritenuti
responsabili di appartenere ad una associazione di tipo mafioso finalizzata alla detenzione illegale di armi.

Il Tribunale, successivamente, inflisse anche a Salvatore Navanteri la misura della sorveglianza speciale per la durata di due anni, ravvisandone la piena ed attuale organicità alla cosca e la consequenziale pericolosità sociale.

L'odierno provvedimento del Tribunale di Siracusa è stato emesso a seguito di una lunga e complessa serie di accertamenti patrimoniali svolti dal personale del Centro Operativo Dia di
Catania, che nel marzo scorso avevano portato al sequestro dei beni dell'indagato. I magistrati hanno riscontrato una sproporzione tra i redditi dichiarati ed il patrimonio posseduto da Navanteri.

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