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Aras di Catania, 11 dipendenti e la metà rischia il posto

In provincia sono in prevalenza agronomi, che si occupano dei controlli zootecnici funzionali del bestiame nelle aziende

CATANIA. Sono undici in provincia di Catania i dipendenti dell’Aras, l’associazione regionale allevatori siciliani. E per metà di loro, nelle prossime settimane, potrebbe scattare il licenziamento. La notizia si è diffusa nei giorni scorsi e riguarda tutte le sedi provinciali dell’Aras: circa 146 dipendenti (fra agronomi, veterinari e qualche amministrativo) e per 65 di loro il rischio di entrare in quella quota di esubero dovuto alla diminuzione della quota parte dei servizi a carico della Regione (che finanzia l’associazione insieme al ministero dell’Agricoltura), non riesce più a garantire per mancanza di fondi.

Uno sciopero in tutta la regione degli addetti Aras è stato programmato per il prossimo mercoledì 29 luglio. A Catania e provincia i dipendenti Aras sono in prevalenza agronomi e lavorano per le sede centrale e per quelle distaccate di Bronte e Caltagirone, nel calatino, per gestire tutti i servizi legati alla cura del bestiame (bovino, ovino e caprino).

Si tratta di controlli funzionali ufficiali nelle aziende zootecniche bovine e ovicaprine previste da un decreto ministeriale insieme alla tenuta dei libri genealogici (procedura, questa, che comporta un cospicuo finanziamento UE a favore degli allevatori per ogni animale regolarmente censito). Fra gli impegni, fino a qualche anno fa, figurava anche l’assistenza tecnica agli allevatori, sia per l’animale sia per la costruzione di stalle. Ma negli anni il capitolo di spesa – che in altre regioni è previsto e ha fondi specifici – è stato soppresso.

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