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Sbarco a Catania con 49 morti, gli scafisti restano in carcere

Davanti al GIP i testimoni hanno ricordato quanto accaduto durante quel viaggio durato solo una notte

CATANIA. Si è svolto al Tribunale di Catania l'incidente probatorio in relazione allo sbarco avvenuto nel porto della città etnea lo scorso 17 agosto quando trovarono la morte 49 migranti intrappolati nella stiva di un barcone.

Davanti al GIP i testimoni hanno ricordato quanto accaduto durante quel viaggio durato solo una notte. In particolare i testi hanno riconosciuto nel libico Ayooubil Harboob il comandante del barcone e hanno delineato i ruoli degli altri sette fermati, i quali avevano il preciso compito di mantenere l'ordine a bordo ed impedire ai migranti di salire dalla stiva sul ponte esterno, facendo ricorso ad atti di violenza caratterizzati da calci, pugni e colpi di cinghia. Intanto, per 37 delle 49 salme è stato emesso il «nulla osta» al seppellimento, mentre per le altre 12 salme sono in corso gli esami autoptici per ulteriori e più approfonditi accertamenti. Le cause del decesso verosimilmente sono riconducibili all'assenza di aria all'interno dell'angusta stiva le cui dimensioni, nella parte centrale, erano di circa 6 X 4 X 1,20 mt di altezza e diminuivano procedendo sia verso poppa che verso prora. Nella stiva coercitivamente erano stati sistemati solo uomini in base alla loro nazionalità: Bangladesh, Pakistan e per ultimi, a poppa,i sub-sahariani. Sul ponte erano stati sistemati siriani, libici e migranti del Maghreb, compresi  donne e bambini.

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