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Catania, manifesti annunciano battesimo figlio pregiudicato: rimossi

Nei cartelli c'era la foto del bimbo con una coppola: questo è cosa nostra

Il prefetto di Catania, Marcello Cardona

CATANIA. Lo stile Casamonica fa proseliti:  con un manifesto di sei metri per tre, due genitori che si  firmano papà Francesco e mamma Alice annunciano urbi et orbi che  il loro bambino domani sarà battezzato: «Questa creatura  meravigliosa è... cosa nostra» recita il cartellone in cui il  piccolo indossa una coppola storta, secondo la più convenzionale  iconografia del mafioso. Il manifesto è comparso a Giarre e a  Riposto, due comuni del Catanese che il fascismo aveva  riunificato (dal '39 al '45, sotto il nome di Jonia), e che  all'alba della Repubblica si erano nuovamente separati.

Al piccolo (di cui il genitore, evidentemente poco sensibile  alle norme sulla privacy, pubblica sul manifesto il nome per  esteso) è dedicata metà dello spazio; gli altri nove metri  quadrati sono spartiti tra gli «ospiti della serata», sei  cantanti (tre donne e tre uomini), in buona parte neomelodici,  che si esibiranno in una villa di Giarre e noti ai cultori del  genere per le loro apparizioni nelle tv locali. Ma la lista  traballa e dopo la diffusione della notizia un paio di cantanti  hanno già annunciato il forfait.   L'evento sarà trasmesso in diretta, avverte l'annuncio,  dall'emittente locale Radio Universal che interrogata sulla  questione, dice di non saperne niente. O meglio: il papà del  bambino, spiega lo staff della radio, ha chiesto qualche  generica informazione, poi non si è più fatto vivo.

Ma la vicenda ha mobilitato la polizia, e il questore di  Catania Marcello Cardona ha disposto la rimozione dei singolari  manifesti. Il papà del neonato non è sconosciuto alle forze  dell'ordine: a suo carico, infatti, risultano precedenti penali.   «Bene ha fatto la questura di Catania a ordinare la rimozione  dei cartelloni - ha commentato il presidente della Commissione  parlamentare Antimafia, Rosy Bindi - così come, siamo certi,  vigilerà domani sulla cerimonia». «Non sarebbe stato giusto - ha  aggiunto - consentire una così sfrontata rivendicazione di  appartenenza e di potere mafiosi, unita alla strumentalizzazione  di un minore».  «Un'onta vergognosa», ha definito l'episodio il  sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri. «È  inammissibile - dice - che si strumentalizzi la vita di un  bambino per dare risalto ai disvalori della criminalità  organizzata. Bene ha fatto il questore di Catania a ordinare la  rimozione immediata dei manifesti».

Anche la parlamentare Vanna Iori, che nel Pd è responsabile  per l'infanzia e l'adolescenza, parla di «strumentalizzazione  indegna che va condannata con fermezza. Si tenta di associare e  assimilare la figura innocente di un bambino ai valori  disdicevoli della mafia: non possiamo accettare che un simile  gesto possa passare sotto silenzio», e auspica che sia  individuato quanto prima «chi ha permesso che ciò potesse  accadere».  In serata, attraverso il suo legale Enzo Iofrida, il papà del  bimbo ha riferito che la frase gli è stata ispirata dalla foto  del figlio. Insomma, avrebbe adattato il testo all'immagine non  scattata per l'occasione, «con un intento goliardico e senza  voler offendere nè chiesa nè istituzioni».

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