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Anastasio Carrà «confermato» sindaco di Motta

MOTTA SANT'ANASTASIA. Il Consiglio di giustizia amministrativa siciliano di Palermo conferma Anastasio Carrà sindaco di Motta Sant'Anastasia e la sentenza di primo grado della sezione etnea del Tar di Catania, che aveva respinto il ricorso del candidato sindaco Daniele Capuana. Alle elezioni amministrative del 24 maggio 2014 concorrevano sette candidati sindaci, fra i quali l'attuale primo cittadino mottese, Carrà, sostenuto dalle liste: Il Sole, Articolo 4 e Il Quadrifoglio; Il secondo in termini di consensi era stato Capuana, appoggiato dalle liste: Il Megafono-Lista Crocetta, Scelta Giovane, Renzi Adesso, Rivoluzione Mottese, Motta nel cuore e Innova Piano Tavola. Il 30 maggio successivo, Carrà veniva proclamato sindaco con 1.485 voti di preferenza, 13 in più rispetto a Daniele Capuana, fermatosi a 1.472 voti.

La proclamazione di Carrà veniva contestata da Capuana con un ricorso al Tar Catania, patrocinato dall'avvocato Antonio Francesco Vitale, che a novembre dello scorso anno si vedeva rigettare il ricorso. Secondo Capuana, l'ufficio elettorale gli aveva illegittimamente annullato 195 voti e a Carrà aveva attribuito 69 preferenze in più, cosicché la volontà degli elettori era stata ribaltata.

L'avvocato Vitale, per dimostrare la volontà degli elettori, tra l'altro, ha sostenuto che: 148 elettori sbarravano una lista collegata a Capuana e scrivevano il suo nominativo sulla scheda (anziché tracciare un segno sul nome già stampigliato); 2 elettori tracciavano correttamente il segno ma vi aggiungevano la scritta "fac-simile"; altri 45 elettori, senza tracciare segni ne sulle liste collegate ne sul nome del candidato, scrivevano il nominativo di Capuana.

Sia i giudici del Tar Catania sia quelli del Cga di Palermo, però, hanno respinto il ricorso di Capuana, accogliendo le tesi dell'avvocato Agatino Cariola, difensore di Carrà. Per il professore Cariola, in sintesi, la proclamazione di Carrà è legittima perché avvenuta nella legalità, con operazioni di scrutinio condotte nel rispetto delle norme in materia di elettorale. In linea con questa impostazione, infatti, sui due voti con l'aggiunte della scritta "fac simile" sia il Tar sia il Cga hanno evidenziato che "correttamente tali voti non sono stati conteggiati perché certamente avrebbero potuto costituire un segno di riconoscimento", così come i medesimi giudici hanno sottolineato che scrivere il nome del candidato sindaco non "può considerarsi un modo rafforzato di espressione del voto ma come un modo senz'altro vietato". Più che appropriato, quindi, appare un rinvio al brocardo latino "dura lex, sed lex". Lo spoglio delle elezioni comunali mottesi 2014 può dirsi concluso.

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