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Emergenza abitativa a Catania, la proposta: "Beni di mafia agli sfrattati"

CATANIA. Emergenza abitativa. I dati ufficiali forniti dal ministero dell'Interno, nel 2014, indicano il capoluogo etneo a quota 667 sfratti eseguiti e a quota 3.112 le richieste. I dati del 2015, elaborati dal Sunia, fanno lievitare quest’ultima cifra del 10%. Ieri, si è svolto un incontro al Consorzio legalità e sviluppo di Palazzo Minoriti per analizzare e fare propria la proposta del sindacato Cgil e del Sindacato unitario nazionale inquilini assegnatari, sull'utilizzo dei beni confiscati alla mafia.

All'incontro hanno partecipato Pina Palella, segretaria confederale della Camera del lavoro, Rosaria Leonardi, responsabile politiche abitative della Cgil e Giusi Milazzo, segretaria generale del Sunia, il presidente del consorzio etneo per la legalità e lo sviluppo Pierpaolo Lucifora, oltre ad amministratori e sindaci di ventuno comuni etnei e i dirigenti dell’Istituto autonomo case popolari di Catania ed Acireale.

«Il bene confiscato, secondo il decreto legislativo 159/2011, viene dato in uso per finalità sociali o istituzionali, quindi, prima, viene assegnato all'Agenzia nazionale dei beni confiscati alla criminalità organizzata, dopodiché viene dato al Comune dove il bene stesso si trova L'amministrazione destina l'immobile per gli usi previsti dalla legge, ecco, in questo contesto stiamo cercando di inserire l'emergenza abitativa - dice Pierpaolo Lucifora presidente del Cda nel consorzio per la legalità e lo sviluppo - un percorso con Iacp, amministrazioni comunali e sindacato per fare destinare il bene confiscato ad uso abitativo, attingendo alle graduatorie già esistenti, un argomento nuovo che, in sinergia con tutte le parti sociali, cercheremo di far inserire nella normativa dei sequestri di beni immobili alla mafia".

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