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Catania, obitorio stracolmo. Il Comune: "Soluzione entro una settimana"

CATANIA. Nelle 24 celle frigorifere non c'è più posto e le bare, da alcuni giorni, sono posizionate in ogni angolo delle sale dell'obitorio. È la 'fotografie' del cimitero
di Catania fatta dal consigliere comunale Carmelo Sofia, nonostante, sottolinea, «il difficile contesto. Nell'obitorio, segnala Sofia, »resta appena lo spazio per un piccolo corridoio con i responsabili dell'impianto costretti a muoversi in fila indiana tra mille disagi" e con "i parenti dei defunti infuriati per lo spettacolo che sono costretti a sopportare" di "feretri su feretri". Secondo il consigliere comunale "è fondamentale avviare una conferenza dei servizi per far partire tutti gli iter burocratici necessari ad avere un luogo della memoria e del ricordo degno di questo nome". "Occorre affrontare - conclude Sofia - tutte le questioni segnalate dai parenti e dagli amici dei defunti: tombe sporche, mancanza di regole, carenza di controlli e continui furti".

«Presto la situazione tornerà alla normalità». Lo afferma l'assessore ai Servizi cimiteriali del Comune di Catania, Rosario D'Agata, in merito alle bare in attesa di tumulazione, spiegando che «il problema si è verificato nei giorni scorsi a causa della concomitanza di una  riduzione del personale addetto e al guasto del mezzo che scava le buche nelle fosse comuni».

«Abbiamo già avviato un piano che ci consentirà di riportare la situazione alla normalità nel giro di una settimana - spiega D'Agata - le bare in attesa di tumulazione sono in tutto 47 a fronte, come ha sottolineato il una nota il consigliere Sofia, di 24 celle frigorifere. Il problema si è verificato nei giorni scorsi a causa della concomitanza di una riduzione del personale addetto e al guasto del mezzo che scava le buche nelle fosse comuni. Adesso abbiamo aumentato il personale - sottolinea l'assessore - e ciò consentirà di portare le tumulazioni giornaliere da 12 a 15, e il mezzo sta per essere riparato. Va sottolineato poi che, nei casi di bare che devono essere tumulate da parecchi mesi, il problema dell'attesa - conclude D'Agata - è legata ai complessi passaggi burocratici riguardanti i cittadini morti in stato d'indigenza e dei quali non sono stati individuati parenti».

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