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Blitz a Catania, colpo al clan Ercolano: "Contatti tra mafia e loggia massonica"

CATANIA. Colpo al clan Ercolano di Catania. Sono finite in manette sei persone accusate dei reati di per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e turbativa d'asta, su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Catania.

Tra gli arrestati  e reclusi in carcere Aldo Ercolano, di 42 anni,  Sebastiano Cavallaro, di 59 anni, Giuseppe Finocchiaro, di 42 anni, mentre i agli arresti domiciliari . Francesco Rapisarda,di 73 anni,  Carmelo Rapisarda, di 77 anni,  Adamo Tiezzi, di 44 anni.

Le indagini del Gico del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catania ha consentito di arrestare alcuni esponenti  della famiglia mafiosa dei “Santapaola-Ercolano”, il cui capo è considerato Aldo Ercolano. Si tratta del boss oggi detenuto per associazione di stampo e cugino dell’ omonimo Aldo Ercolano di 56 anni condannato, insieme a Nitto Santapaola, come mandanti dell’omicidio del giornalista Pippo Fava.

Aldo Ercolano è considerato il reggente della famiglia “Ercolano”, riconducibile a cosa nostra catanese  è attualmente  stato sottoposto a sorveglianza speciale con obbligo di firma. Mentre a Sebastiano Cavallaro è contestata l’appartenenza a un’associazione a delinquere di tipo mafioso, finalizzata all’estorsione, al traffico di stupefacenti, al recupero crediti, alla turbativa d’asta e all’acquisizione diretta o indiretta del controllo e gestione di attività economiche.

Le estorsioni avvenivano nei confronti di titolari di noti locali di ristorazione, alcuni dei quali effettuati personalmente dall’attuale “reggente” della famiglia con la collaborazione del suo uomo di fiducia Giuseppe Finocchiaro.

I finanzieri hanno scoperto  l’attività di recupero crediti svolta dalla famiglia mafiosa, dietro compenso, per conto di soggetti terzi. I militari hanno verificato l’esistenza di attività di intimidazione mafiosa finalizzata all’aggiudicazione di aste giudiziarie o a favorire l’assegnazione di pubbliche gare in favore di imprenditori “amici”.

Le indagini hanno pure permesso di riscontrare il pagamento del cosiddetto “stipendio” agli affiliati detenuti e ai loro familiari. È stata, in particolare, accertata la puntuale consegna da parte da parte di Cavallaro dello “stipendio” alla moglie di Nunzio Zuccaro, condannato con sentenza definitiva a 30 anni di carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso, come appartenente alla famiglia “Santapaola-Ercolano” e autore dell’omicidio di Francesco Romeo, avvenuto a Misterbianco il 16 febbraio 1992.

Sono stati inoltre scoperti strettissimi rapporti fra la criminalità organizzata ed esponenti della massoneria catanese, da qui  il nome dell’operazione “Brotherhood” , fratellanza.

Il punto di contatto fra le due organizzazioni era rappresentato da Sebastiano Cavallaro, uomo di fiducia della famiglia Ercolano e “primo diacono” della “Gran Loggia Massonica Federico II Ordine di stretta osservanza”. E’ lui il che ha il ruolo di collettore  tra richieste illecite di imprenditori massoni e la famiglia mafiosa degli “Ercolano”.

Sono state scoperte le presunte attività condotte su richiesta proprio del “Sovrano” della loggia massonica, Francesco Rapisarda, che pretendeva che di far desistere con ogni mezzo gli altri imprenditori dalla partecipazione a un’asta fallimentare per l’aggiudicazione di un complesso industriale, già di proprietà dei fratelli Rapisarda. La famiglia è riuscita a rientrare in possesso  a un prezzo ribassato un prezzo significativamente ribassato dei 273 mila euro, da una cifra di partenza di un milione di euro.

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