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Catania, traslato il simulacro di Sant'Agata

CATANIA. Erano le 8 quando il busto reliquiario di sant' Agata ha fatto capolino dalla "cameretta" per posarsi sull' altare della Cattedrale. Ad attenderlo c' erano un centinaio di persone, fra devoti e fedeli e ance un nutrito gruppo di turisti, che si sono senz' altro chiesti perché tanta gente indossasse un sacco bianco e un cappello nero in un giorno di metà agosto.

Sei mesi dopo e sei mesi prima della festività di febbraio, la città riabbraccia la sua patrona, per celebrare l' ottocentonovantesimo anniversario della traslazione delle reliquie della santa. Tradizione vuole che le spoglie della patrona siano state trafugate all' inizio dal 1040 dal condottiero bizantino Giorgio Maniace, che le trasportò a Costantino poli per compiacere l' imperatore Michele IV il Paflagone. Nel 1126, poco più di ottant' anni dopo, Gisliberto e Goselmo, due soldati bizantini, condussero nuovamente a Catania le reliquie, che vennero riaccolte in diocesi dal vescovo Maurizio. «Durante la dominazione araba, le reliquie di Sant' Agata spariscono dalla cattedrale. Potrebbero essere state portate a Costantinopoli, ma è anche possibile che siano rimaste qui in diocesi, nascoste per evitare che andassero perdute. Una volta andati via gli arabi, le reliquie tornano a disposizione del culto».

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