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Escher, il genio che rimase eterno bambino

«Lo stupore è il sale della terra» era solito dire il grande artista olandese che amò moltissimo la Sicilia e la disegnò a lungo. Numerosi i lavori dedicati alla Sicilia: dal Tempio di Segesta al Chiostro di Monreale, dalla Cattedrale di Cefalù all’Etna. Luoghi che il maestro olandese, morto nel 1972, visitò ripetutamente tra il ’28 e il ’36

CATANIA. Maurits Cornelis Escher ha attraversato il ‘900, mosso dalla curiosità.

Un eterno bambino: il Peter Pan dell’arte. Al genio olandese, innamorato della Sicilia e dell’Italia, Catania dedica ora una mostra che resterà aperta al pubblico sino al 17 settembre nel Palazzo della Cultura.

Nell’allestimento curato per Arthemisia da Marco Bussagli e Federico Giudiceandrea sono centoquaranta le opere esposte, tra cui la celebre «Mano con sfera riflettente» e la suggestiva, ipnotizzante, «Metamorfosi II».

Numerosi i lavori dedicati alla nostra Isola, dal Tempio di Segesta al Chiostro di Monreale, dalla Cattedrale di Cefalù all’Etna. Luoghi che il maestro, morto nel 1972, visitò ripetutamente tra il ’28 e il ’36. Marco Bussagli, passeggiando nel cortile interno di Palazzo della Cultura, spiega le ragioni di tanta fascinazione:

«Escher veniva da un Paese piatto, uno dei picchi più alti in Olanda è il campanile di Utrecht. Quindi si innamorò di un’anti Olanda chiamata Sicilia».

Nel suo saggio in catalogo, inoltre, lo studioso scrive:

«Era la natura selvaggia e, oserei dire, sfacciata del Meridione a essere motivo di attrazione. Non solo il cielo più azzurro del mare in una gara senza fine, ma anche una terra primitiva e movimentata, percorsa da anfratti inaspettati che dilagano nelle viscere di una madre che non svelerà mai i suoi segreti».

Nelle sale catanesi, una delle otto sezioni della retrospettiva su Escher è dedicata proprio a Italia e Sicilia.

Le altre sono Esordi, Tassellazione, Metamorfosi, Struttura dello Spazio, Paradossi geometrici, Lavori su commissione ed Eschermania. Decenni di estro, passione, ricerca.

«La curiosità mai sopita e mai esaurita per il mondo, per le cose strane, sono state – spiega Bussagli – il tratto caratteristico di un artista che non volle mai crescere del tutto. Accanto a questo, però, c’è un enorme lavoro. Quello che vediamo è solo la punta di un iceberg, perché la produzione di Escher è fatta da una gran quantità di fogli, di studi, di proporzioni e situazioni geometriche. Solo per la problematica
della divisione regolare del piano, lui realizzò 126 acquarelli».

Inevitabile, per Escher «l’italiano», la contaminazione futurista.

Lo ricordano i suoi lavori, lo evidenzia Federico Giudiceandrea:

«Nell’incisione Vuurslag-L’acciarino numero X della serie XXIV Emblemata il movimento delle mani, che si industriano a provocare le scintille sfregando la pietra focaia, appare così frenetico da ricordare quello di Mano di Violinista (esposta alla Tate Gallery di Londra, ndr) che venne dipinta nel 1912 da Giacomo Balla».

E ancora:

«Il gusto delle suddivisioni geometriche nella serie delle Compenetrazione iridescente del 1912, che segnano il passaggio di Balla dal divisionismo al futurismo, può aver contribuito a fare rafforzare in Escher quella vena già espressa in opere come la xilografia Beautiful del 1921, che prelude insieme ad altre opere come Scapegoat e Otto Teste alla fase dell’analisi geometrica delle possibilità del riempimento del
piano».

«Escher – aggiunge Giudiceandrea – iniziò ad analizzare metodi per tassellare il piano già durante il periodo romano, sperimentando con tasselli di figure animate e realizzando diversi arazzi colorati. Un altro parallelo può essere intravisto in alcune opere come Scilla o Fiumara di Stilo, ritratte dall’alto com’era in voga in una declinazione dello stile futurista codificato nel Manifesto dell’Aeropittura, redatto nel 1929 da alcuni esponenti di quel movimento come Marinetti, Balla, Depero, Dottori».

Art Nouveu e Futurismo ispirarono il Peter Pan che amava ripetere «lo stupore è il sale della terra».

Innegabili, poi, i punti di contatto con il Surrealismo del suo coetaneo – entrambi erano nati nel 1898 – e «vicino di casa», il belga Renè Magritte. Guardarsi attorno e lasciarsi sedurre dal «pensiero in figura», chiunque lo avesse espresso, furono talenti che resero grande Maurits Cornelis Escher. Eloquente il commento di Marco Bussagli:

«Lui riusciva a carpire, a volte anche prima che accadesse, la nascita di un percorso stilistico. Sicuramente, esistono legami con il surrealismo. Varie opere segnalano questo elemento. Assieme a questo, Escher anticipa l’Optical Art e diventerà senza saperlo una sorta di guru per questa scuola (tra i principali esponenti, l’ungherese Victor Vasarely, ndr). Fu preso a punto di riferimento per generazioni più
giovani della sua, a cui rispondeva: non capisco cosa sia questa Optical Art, perché io lavoro così da decenni».

La mostra «Escher» a Palazzo della Cultura, in via Vittorio Emanuele a Catania, può essere visitata dal lunedì al venerdì e la domenica tra le 10 e le 20, il sabato dalle 10 alle 24. Aperture straordinarie il 25 aprile, il primo maggio, il 2 giugno e a Ferragosto. Il biglietto intero costa 12 euro. Informazioni www.mostraescher.it.

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