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Cosca Laudani e appalti, ex sindacalista chiede di patteggiare 3 anni e 4 mesi

MILANO. Prime richieste di patteggiamento nell’inchiesta della Dda milanese su presunte infiltrazioni della cosca mafiosa catanese dei Laudani negli appalti della Lidl in Italia per via di un dipendente infedele e nel gruppo Securpolice che si occupa, tra l’altro, di vigilanza anche per il Tribunale di Milano. Inchiesta che aveva portato lo scorso maggio a una quindicina di arresti.

Oggi infatti è stata depositata l’istanza per patteggiare una pena a 3 anni e 4 mesi di carcere da parte della difesa di Domenico Palmieri, l’ex dipendente della provincia di Milano ed anche sindacalista, ritenuto «facilitatore» degli affari degli imprenditori vicini alla cosca, e che ha fatto finire nella bufera il comandante della Polizia locale di Milano Antonio Barbato. Una pena simile è stata concordata con la Procura anche dai legali di Orazio Elia, ex dipendente della Regione. Entrambi, destinatari con altri di un’ordinanza di giudizio immediato, hanno scelto il rito alternativo. Per loro le accuse di associazione per delinquere, un episodio di corruzione e di traffico di influenze in quanto avrebbero sfruttato dietro compenso «le proprie relazioni con esponenti del comune di Milano, di sindaci e assessori» locali al fine «di ottenere commesse e appalti da proporre ai propri clienti», e cioè i referenti del clan siciliano.

Palmieri, come emerge dalle carte dell’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dal pm Paolo Storari, è stato anche intercettato al telefono Franco D’Alfonso, consigliere comunale delegato dal sindaco Beppe Sala al Bilancio della Città Metropolitana. Il politico, finito indagato ma poi stralciato in vista della richiesta di archiviazione della sua posizione, avrebbe chiesto voti alle prossime e lontane Regionali del 2018 a un imprenditore, presentatogli dallo stesso ex sindacalista, il quale in cambio avrebbe ricevuto un aiuto, poi sfumato, per un appalto relativo a un locale all’Idroscalo. Sempre Palmieri, come emerge dai suoi interrogatori, avrebbe messo in contatto e organizzato un incontro tra il comandante della Polizia locale Antonio Barbato (non indagato) con Alessandro Fazio, titolare assieme al fratello Nicola del gruppo Securpolice e legati, per gli inquirenti, ai Laudani (entrambi sono tra gli imputati). Incontro in cui avrebbero parlato di gare del Comune alle quali l'imprenditore intendeva partecipare offrendo in cambio a Barbato il favore di far pedinare un vigile sindacalista con cui correvano vecchie ruggini. Sulle due istanze di patteggiamento dovrà decidere il gup.

 

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