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Dopo i raid vandalici, l'altarino di Sant'Agata è restaurato e videosorvegliato

CATANIA. «Un oltraggio, uno sfregio alla nostra Patrona» per il sindaco Enzo Bianco. Un «gesto scunchiurutu» lo definisce, invece, il vescovo metropolita Salvatore Gristina, minimizzando quanto accaduto negli ultimi due anni.

Davanti all’altarino di via Dusmet c’è una piccola folla, pochi catanesi, alcuni in rappresentanza delle associazioni agatine, il gonfalone del Comune e i vigili urbani in alta uniforme, qualche turista incuriosito.

Ieri pomeriggio è stato «liberato» dall’orrenda gabbia metallica l’altarino col bassorilievo di Sant’Agata vandalizzato, per l’ennesima volta, qualche mese fa, in modo violento: martellate che hanno deturpato la corona, una mano, la corona della vergine e martire.

Un atto che fa seguito a quanto già accaduto in passato, quando addirittura l’immagine sacra per ben due volte, alla vigilia dei solenni festeggiamenti di febbraio, è stata ricoperta di escrementi. Un accanimento apparentemente ingiustificabile sul quale la Chiesa non ha voluto soffermarsi, proprio come ieri, mentre il sindaco Bianco spera che «si riesca a individuare l’autore» e a «condannarlo in modo esemplare», aggiungendo che il gesto potrebbe avere motivazioni tutt’altro che religiose e non compiuto da uno squilibrato.

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