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Migranti, a Catania fermati 4 trafficanti e scafisti

CATANIA. Due libici e due marocchini sono stati fermati a Catania dalla Guardia di finanza e dalla Polizia di Stato su disposizione della Procura etnea perché ritenuti gli organizzatori del viaggio di un gommone con 116 migranti del quale sarebbero anche stati alla guida.

Il natante fu soccorso dalla nave "Vos Hestia" di Save the Children, che il 28 settembre scorso fece sbarcare a Catania 768 migranti di varie nazionalità tratti in salvo in sei distinte operazioni di soccorso. I fermati, sono Nasereddin El Mgaryef, di 40 anni, Mftah Alajnaf, di 27, libici, e Mostapha Aassal, di 30 anni, e Kacem Taoussy, di 41, marocchini.

Il gip ha convalidato i fermi ed ha emesso nei confronti di tutti e quattro gli indagati la misura cautelare della custodia in carcere. El Mgaryef deve rispondere di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Gli altri tre del reato di agevolazione dell’immigrazione clandestina. I quattro sono stati rinchiusi nel carcere di Piazza Lanza.

Secondo le dichiarazioni di alcuni testimoni i quattro fermati avrebbero collaborato con i trafficanti libici, avrebbero sorvegliato e controllato i migranti durante la loro permanenza nella 'connection housè in Libia. Alcuni testimoni hanno detto di essere stati ripetutamente picchiati, anche senza alcun apparente motivo, dai loro controllori con tubi di ferro o di gomma utilizzati per l’irrigazione e con bastoni.

Una donna africana ha raccontato che la prima volta che ha visto Nasereddin El Mgaryef, l’uomo era armato di Kalashnikov ed avrebbe esploso alcuni colpi alle gambe di due migranti che poco prima, di nascosto, avevano sottratto del cibo ai libici. Successivamente lo avrebbe rivisto in una seconda casa di detenzione mentre entrava nelle stanze e calpestava volutamente coloro che dormivano a terra. Un’altra donna, anch’essa africana, ha detto di avere subito da lui abusi sessuali sotto la minaccia dell’arma puntata alla tempia.

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