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La dottoressa violentata a Trecastagni: "Lavoravo in un tugurio ancora aperto"

PALERMO. «Lavoravo in un tugurio dove non avevo nulla, solo un lettino per le visite, lo stesso ancora utilizzato dai miei colleghi; un lettino fragile che non reggerebbe un paziente sovrappeso. Però la ministra Lorenzin diceva che in quella guardia medica andava quasi tutto bene».

Lo ha detto Serafina Strano, la dottoressa violentata nella notte tra il 18 e il 19 settembre scorso, mentre era di turno alla guardia medica di Trecastagni (Ct), intervenendo a Palermo a un’iniziativa per far luce sulle condizioni delle donne medico e sui rischi a cui sono sottoposte nei luoghi di lavoro.

L’incontro si svolge a Villa Niscemi, sede di rappresentanza del Comune.

«Appena ieri Serafina Strano aveva denunciato di essere lasciata sola. Noi abbiamo voluto affrontare questo tema perché il dramma vissuto dalla dottoressa non è un fatto isolato. Aprire un confronto e una sinergia interistituzionale significa garantire alle professioniste della sanità pubblica un contesto di sicurezza e protezione dalla violenza maschile».

Lo ha detto l’assessore comunale Giovanna Marano, a margine dell’iniziativa organizzata a Villa Niscemi a Palermo sul tema della violenza sulle donne medico nel posto di lavoro, al quale ha preso parte anche Serafina Strano, la dottoressa violentata nella notte tra il 18 e il 19 settembre mentre era in servizio nella guardia medica di Trecastagni (Ct).

«Significa anche sostenere chi vuole denunciare e non trova il coraggio di farlo e riflettere su nuove, possibili, strategie comuni - ha aggiunto Marano - E’ stato interessante oggi, in chiusura, ascoltare anche gli studenti e le studentesse dell’Istituto Regina Margherita perché siamo convinti che sul fronte del contrasto alla violenza sulle donne le scuole abbiano un ruolo fondamentale. Condividere e sostenere lì processi educativi che dal nido all’università promuovano concetti come il rispetto e il valore nella differenza di genere e la dignità femminile è indispensabile. E questa è la priorità che ci siamo dati come amministrazione».

Poi, a margine dei lavori, la Strano tira fuori la sua rabbia: «Mi è mancato il sostegno e la vera solidarietà da parte delle istituzioni e sono molto arrabbiata per questo e lo voglio ribadire anche oggi. Il nostro è un lavoro con il pubblico. La maggior parte dei pazienti si rivolge a noi la notte o nei giorni festivi, quando si sente abbandonata dalla famiglia e non può contare sul proprio medico curante. Molti dei nostri interventi sono, direi, quasi di conforto per patologie come le crisi di panico o depressive».

«Dobbiamo evitare in futuro - continua - quanto accaduto a me o ad altri; evitare anche episodi di violenza 'minorì, che subiscono sia colleghi uomini che donne in una guardia medica. La cosa più ignobile che possa mettere in atto un uomo su una donna è la violenza sessuale e lo stupro, ma il tema della sicurezza è molto più ampio e per questo si deve andare oltre la questione femminile».

A breve comincerà l’iter giudiziario nel Tribunale di Catania. «E' ineccepibile quanto stanno facendo i magistrati nei confronti del mio aggressore - dice ancora la dottoressa, che sabato sarà a Montecitorio in occasione delle iniziative del 25 novembre -, il processo sarà avviato fra poco come è giusto che sia; però qui ci sono dei corresponsabili. Si dovrebbe aprire un’inchiesta parallela sui dirigenti dell’Asp che mi hanno esposto a quel rischio. Non voglio far polemiche, ma qual è l'organo che deve far assumere responsabilità ai dirigenti, se non la magistratura?».

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