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I clan catanesi e gli affari nei rifiuti, 16 arresti: nomi e foto

CATANIA.  «La guerra porta guerra e alla fine non vince nessuno: noi dobbiamo cercare la pace». E’ la frase intercettata dalla Dia di Catania nell’operazione Gorgoni che fotografa la 'mafia 2.0': affari e basso profilo. Una consorteria chiamata a fare da 'giudice' tra imprenditori e Comune per mediare sulla concessione di appalti, riuscendo a penetrare la pubblica amministrazione soprattutto blandendola con i soldi. E tentando anche di fare eleggere candidati vicini, ma alla fine, in questo caso, senza riuscirci. E’ quanto emerge dalle indagini della Dia di Catania che ha fatto luce su presunte irregolarità nella gestione di appalti che ha portato all’arresto di 16 persone, tra boss, mafiosi, imprenditori, funzionari comunali e anche un giornalista locale, Salvo Cutuli, che, secondo l’accusa, avrebbe fatto da intermediario tra un allora sindaco e un imprenditore. Al centro dell’inchiesta la raccolta dei rifiuti dei Comuni di Aci Catena, Misterbianco e Trecastagni.

A 'lamentarsi' con l’allora sindaco di Aci Catena, Ascensio Maesano, indagato e arrestato nel 2016 nell’ambito del primo troncone dell’inchiesta e condannato, è Vincenzo Guglielmino, amministratore di E.F. servizi ecologici, arrestato per mafia e corruzione, perché voleva riassegnato l’appalto che gli era stato tolto e dato a Rodolfo Briganti, rappresentante legale della Senesi, arrestato per corruzione. In quel caso, ricostruisce la Procura di Catania, c'è l’intervento del clan Cappello per mediare. Le due società, valutate 30 milioni di euro, sono state sequestrate dalla Dia. E un imprenditore, emerge da intercettazioni tra il giornalista e l’allora sindaco, sarebbe disposto a finanziare anche una candidatura alle regionali di Maesano, che salta però per il suo arresto. Si cerca la convergenza su un altro uomo a lui vicino, ma alla fine la candidatura non è accettata.

Guglielmino è considerato l’indagato che «meglio rappresenta la spregiudicatezza con la quale certi imprenditori si rapportano con la criminalità organizzata». A lui il Gip contesta l’associazione mafiosa perché «si rapporta in modo paritario agli esponenti più rappresentativi dei clan Cappello e Laudani, considerandoli al pari di qualunque altro interlocutore commerciale dal quale acquistare servizi». Servendosi della mafia «per la protezione dei cantieri» ma anche per «il mantenimento del monopolio delle sue imprese, per l’ampliamento di affari e introiti con l’aggiudicazione di nuovi appalti».

«C'è una mafia nuova, 2.0, che non appare - commenta il direttore della Dia, generale Giuseppe Governale - evita se può la violenza e che vuole soltanto fare affari. Ma la corruzione che non uccide le persone uccide la società». Dal Procuratore Carmelo Zuccaro è arrivato l’invito ai pubblici amministratori a "denunciare le disfunzioni all’autorità giudiziaria» e di «non essere conniventi con la mafia e più attenti al controllo della legalità nei territori che gestiscono».

Gli arrestati sono: Gabriele Antonio Maria Astuto, catanese di 55 anni, responsabile dell’ufficio Tecnico del Comune di Trecastagni, per turbata libertà di scelta del contraente aggravata, corruzione; Domenico Sgarlato, 61enne di Catania, all’epoca dei fatti dirigente dell’Ufficio Tecnico Lavori pubblici - Servizi ambientali e manutentivi del Comune di Trecastagni, per turbata libertà di scelta del contraente aggravata, corruzione; Rodolfo Briganti, di Venaria Reale (Torino), 58 anni, attuale rappresentante legale della Senesi Spa, per corruzione; Salvatore Carambia, detto «Turi 'u Turcu», pregiudicato catanese di 51 anni, per associazione di tipo mafioso; il giornalista Alfio Cutuli, 54enne di Aci Catena, cronista presso l’emittente televisiva Rei Canale 103, con l’imputazione di corruzione; Pietro Garozzo, catanese di 48 anni, per associazione di tipo mafioso; Giuseppe Grasso, 41enne di Catania, per associazione di tipo mafioso; Vincenzo Guglielmino, 63 anni, amministratore della E.F. Servizi Ecologici Srl, per associazione di tipo mafioso, turbata libertà di scelta del contraente aggravata, corruzione; Alessandro Mauceri, 41 anni, di Catania, per turbata libertà di scelta del contraente aggravata, corruzione; Vincenzo Papaserio, 44 anni, di Catania, per associazione di tipo mafioso; Lucio Pappalardo, 40enne di Aci Catena, per associazione di tipo mafioso; Angelo Piana, 46 anni, di Catania, per turbata libertà di scelta del contraente aggravata, corruzione; Fabio e Luca Santoro, 26enni di Catania, per associazione di tipo mafioso; Raffaele Scalia, detto «Ele», 59 anni, di Catania, per associazione di tipo mafioso; Davide Agatino Scuderi, 43 anni, di Catania, per associazione di tipo mafioso.

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