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Inchiesta per corruzione a Catania, Forzese e Amich non rispondono al gip

Marco Forzese

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al Gip Giuliana Sammartino, nell’interrogatorio di garanzia, l’ex deputato della Regione Siciliana, Marco Forzese, e il direttore dell’Ispettorato del lavoro, Domenico Tito Amich, agli arresti domiciliari da due giorni nell’ambito dell’inchiesta della Procura distrettuale per corruzione denominata 'Black job'.

Ha invece letto un proprio memoriale la responsabile dell’ufficio legale dell’Ispettorato del lavoro di Catania, Maria Rosa Trovato, e ha risposto alle domande del Gip l’ex consigliere di Fi al Comune di Catania, Antonino Nicotra, anche loro ai domiciliari.

Quest’ultimo, assistito dall’avvocato Tommaso Tamburino, ha risposto «in maniera serena» a «tutti i quesiti posti», ritenendo di «avere chiarito la propria posizione» perché si sarebbe «mosso per atti legittimi e dovuti».

All’interrogatorio erano presenti anche il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, che coordina il gruppo reati contro la Pubblica amministrazione, e il sostituto Fabio Regolo. Lunedì saranno interrogati gli altri cinque indagati che sono stati interdetti dalle loro attività: Francesco Luca, ex rappresentante legale dell’Enaip e attuale direttore sanitario dell’Asp di Catania, l’attuale legale dell’Enaip, Ignazio Maugeri, il commercialista Giovanni Patti, e gli imprenditori Orazio Emmanuele e Salvatore Calderaro.

Dalle indagini della guardia di finanza di Catania, che si è avvalsa anche di intercettazione e della collaborazione di funzionari dell’Ispettorato del lavoro, sono emerse la scomparsa di fascicoli, le richieste di sanzioni annullate e la concessione di rateizzazioni al minino in cambio non di soldi, ma di favori: voti dagli imprenditori aiutati, e un soccorso politico alla Regione per ottenere promozioni o assunzioni in strutture pubbliche.

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