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Evasione Iva, sequestro da un milione e 600 mila euro per due società di Aci Catena

Un sequestro di somme di denaro e disponibilità finanziarie per un milione e 600 mila euro è stato emesso per gli amministratori di due imprese di Aci Catena. La guardia di finanza di Catania ha scoperto che tre persone gestivano ditte di commercio all'ingrosso di bevande non alcoliche con sede in Aci Catena avrebbero frodato il Fisco.

Tra i reati contestati agli amministratori delle due imprese c’è l’omessa dichiarazione dei redditi, dell’Iva e l’accusa di aver nascosto o distrutto scritture contabili per gli anni d’imposta dal 2013 al 2015.

Tre gli indagati. Si tratta di Gianluca Russo, di 43 anni, che avrebbe avuto il ruolo di amministratore di fatto delle due imprese. L’uomo è ritenuto artefice della frode fiscale e la persona che i fornitori hanno riconosciuto come unico referente per la conclusione di accordi contrattuali.

Gli altri indagati sono Ayester Subiaut Prado, di 41 anni, cittadina di nazionalità cubana, titolare della ditta individuale “G.g. Company di Subiat Prado Ayester”, responsabile di un’evasione complessiva di Iva, per gli anni d’imposta 2013 e 2014, di oltre un milione e 200 mila euro, e Mario Danilo Argudin Subiaut, di 25 anni, cittadino di nazionalità cubana, amministratore di diritto della “M.d. Company s.r.l.”, ritenuto responsabile di un’evasione di Iva, per l’anno d’imposta 2015, di oltre 300 mila euro.

L’indagine è partita da due verifiche fiscali eseguite dai finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Catania nei confronti delle due imprese coinvolte.I tre indagati avrebbero fornito false “dichiarazioni d’intento”, documenti con i quali il compratore,  indicando al proprio fornitore che le merci saranno oggetto di esportazione, acquista i beni senza applicazione dell’Iva.

Dalle attività di verifica eseguite dai militari del nucleo di polizia economico - finanziaria di Catania, sarebbe emerso che, per le merci acquistate dalle due imprese non vi sarebbe stata prova dell’avvenuta uscita dal territorio nazionale. Anche quando vi era la documentazione attestante l’esistenza di rapporti commerciali con clienti esteri, le carte sarebbero state falsamente prodotte per simulare vendite mai realizzate.

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