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Mafia a Giarre, il controllo del clan Laudani su estorsioni e case popolari: 17 arresti

Sono scattati questa mattina gli arresti di diciassette persone vicine al sodalizio mafioso Laudani–Mussi i ficurinia. Le indagini dei carabinieri hanno permesso con indagini e riscontri di individuare dal 2016 al 2017, e grazie a dichiarazioni di più collaboratori di giustizia, le ‘nuove leve’ e Alessandro Liotta, considerato il reggente del sodalizio mafioso “Laudani – Mussi i ficurinia”.

I militari hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere - emessa dal gip del tribunale di Catania su richiesta della dda nei confronti di 17 persone accusate di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, furti in abitazione, lesioni e riciclaggio dei proventi illeciti con intestazioni fittizie di depositi e conti correnti, tutti reati aggravati dalla finalità il gruppo mafioso.

Queste le persone arrestate nell’operazione “SmackForever”: Emmanuel Vannò; Roberto Bonaccorsi; Sharon Francesca Contarino;  Filippo Giuseppe Del Popolo Chiappazzo, di Catania; Rosario Pietro Forzisi;  Salvatore Greco; Davide Indelicato; Alessandro Liotta; Carmelo Mauro; Francesco Messina; Giuseppe Musumeci; Vincenzo Musumeci; Salvatore Nicotra; Giovanni Marconato Oliveri; Massimo Pagano; Leonardo Patanè; Valeria Vaccaro.

Dalle investigazioni è emerso che i nuovi affiliati del clan si marchiavano con un tatuaggio a forma di labbra che richiama il “musso”. Accanto al capo clan Liotta ci sono anche figure femminili, “marchiate” dal tatuaggio mafioso con il “musso”, la moglie Valeria Vaccaro e Sharon Contarino, che partecipavano al riciclaggio dei proventi illeciti e alle estorsioni.

Le indagini hanno permesso di scoprire le nuove leve e l'attuale reggente Liotta, ma anche di accertare la gestione illegittima degli appartamenti di proprietà della Regione Sicilia e gestiti dall’Istituto autonomo case popolari di Acireale, ma anche la disponibilità di armi, di evidenziare il controllo del territorio da parte del gruppo, che s’imponeva con la richiesta ai commercianti del pagamento del pizzo, assunzioni forzate, pestaggi, incendi di veicoli e furti.

Nel corso dell’inchiesta sono stati documentati il riciclaggio dei proventi delle attività illecite mediante intestazioni fittizie di depositi e conti correnti. È stato verificato l’interesse del clan nel supportare, alle elezioni comunali del 2016, persone a loro vicine.

 

 

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