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Arsenale da boss: un arresto a Paternò

Sequestrati 10 pistole, 5 fucili, ed ancora 815 cartucce di vario calibro; dentro casa dell'uomo c’erano anche 400 grammi di cocaina

PATERNO’. Ritorna in carcere Giuseppe Alleruzzo, 77 anni, boss dell'omonimo clan di Paternò, arrestato all'alba di martedì, dai carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Paternò. Nel terreno agricolo di pertinenza del vecchio boss, i militari di Piazza della Regione hanno rinvenuto un vero e proprio arsenale da guerra, composto da 10 pistole, 5 fucili, armi in ottimo stato di conservazione e pronte all'uso: ed ancora 815 cartucce di vario calibro; inoltre i carabinieri hanno rinvenuto, dentro casa dell'uomo, 400 grammi di cocaina. L'arresto di Alleruzzo è il risultato di una specifica perquisizione della sua abitazione, durata l'intera mattinata con la collaborazione del nucleo cinofili di Nicolosi. Le armi e le munizioni erano nascoste in casa e nel giardino di pertinenza, che si trovano lungo contrada Porrazzo, ben posizionate in contenitori sigillati e interrati e posti nella fitta coltivazione di fichi d'india. La droga, invece, trovata occultata nel box auto, si trovava dentro una busta, pronta per essere tagliata per poi essere venduta al dettaglio; sequestrato anche un bilancino di precisione. I carabinieri sono giunti all'arresto, dopo una specifica attività investigativa, diretta a monitorare i sodalizi mafiosi operanti nella zona pedemon tana paternese. Nel dettaglio i militari dell'arma, a seguito di una recrudescenza dei fenomeni estortivi, manifestatasi soprattutto con avvertimenti o danneggiamenti a danno di imprenditori e commercianti della zona, hanno intensificato i controlli su Alleruzzo, il quale, secondo gli inquirenti, stava procedendo con ogni probabilità ad una riorganizzazione del clan. Il blitz è stato eseguito dopo alcuni giorni di osservazione a distanza della campagna dell'uomo, a seguito della quale è sorto il sospetto che quest'ultimo potesse occultare delle armi.

Le dieci pistole ritrovate sono cinque calibro 7,65, una calibro 9X21, un'altra calibro 22, una pistola calibro 40 SW, e due pistole calibro 38 special. Cinque i fucili trovati: due fucili calibro 12 con calcio e canne mozzate, due fucili da caccia calibro 12, un fucile da caccia calibro 28, 815 cartucce di vario calibro. Alleruzzo, capo dell'omonima "famiglia", è stato uno dei pentiti storici dei clan catanesi: iniziò la sua collaborazione l'11 agosto del 1987, dopo avere visto il cadavere della moglie Lucia Anastasi; a luglio dello stesso anno fu assassinato il figlio Santo. «Si tratta di un arsenale notevole - ha affermato Giovanni Salvi, procuratore capo di Catania - che fa pensare sulla effettiva capacità militare del clan. Ci conforta comunque la capacità delle forze dell'ordine di intervenire contro le organizzazioni criminali». Anche il sindaco di Paternò Mauro Mangano elogia l'attività delle forze dell'ordine ed invita "a non abbassare mai la guardia dinanzi alla mafia, in grado sempre di alzare la testa e riorganizzarsi. Come istituzioni dobbiamo sempre vigilare sul rispetto della legalità”.
«Da 2 giorni a Bronte non si raccolgono i rifiuti - si legge nella lettera scritta dall'assessore Petralia -. Gli automezzi dell'Aimeri Ambiente sono fermi perché senza benzina, operatori ecologici appiedati e raccolta dei rifiuti praticamente ferma». Inoltre, a rendere la situazione ancor più incandescente vi è stata una comunicazione inviata dalla stessa Joniambiente, la quale avverte i sindaci del territorio di appartenenza, che dal primo novembre si potrà verificare il rischio di sospensione dei servizi da parte della Aimeri. Questo perché da tempo non viene pagata, a causa del fatto che alcuni Comuni soci non pagano, a loro volta, da tempo la propria quota». «Noi siamo in perfetta regola. - replica Petralia -. Ad ottobre abbiamo pagato oltre un milione e 600 euro a saldo di tutte le fatture emesse dall'Ato». L'assessore lancia, infine, un ultimatum: «Se entro 4 giorni non dovessimo accorgerci che gli automezzi sono tornati a circolare e che il personale è tornato ad operare con efficienza ci rivolgeremo ai nostri legali affinché quantifichino il danno subito dai continui disservizi e si proceda alla scissione di ogni protocollo d'intesa e contratto».

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