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Truffa sul fermo della pesca: tre arresti

Destinatari del provvedimento di arresti domiciliari sono due dipendenti civili dell'ufficio Proprietà navali della Capitaneria di porto di Catania, Marianna Anile, di 48 anni, e Francesco Giuffrida, di 55; e un loro presunto complice, Giuseppe Russo, di 56 anni

CATANIA. Tre persone sono state arrestate dalla squadra mobile della Questura di Catania per associazione per delinquere, concussione e truffa nell'ambito di un'inchiesta su contributi per il “fermo” di imbarcazioni da pesca. Destinatari del provvedimento cautelare, emesso dal Gip che ha disposto gli arresti domiciliari, sono due dipendenti civili della Capitaneria di porto e un loro presunto complice.  

Destinatari del provvedimento di arresti domiciliari sono due dipendenti civili dell'ufficio Proprietà navali della Capitaneria di porto di Catania,  Marianna Anile, di 48 anni, e Francesco Giuffrida, di 55; e un loro presunto complice, Giuseppe Russo, di 56 anni, noto come 'Pippo bidunì, in passato già denunciato per reati contro il patrimonio. Il Gip ha disposto il sequestro beni preventivo equivalente, a vario titolo, per complessivi 84 mila euro per i tre arrestati e di 15 mila euro per un'altra persona indagata, non destinataria del provvedimento restrittivo.   

Le indagini della squadra mobile della Questura di Catania avrebbero accertato cinque casi di concussione tra il 2007 e il 2008: cinque proprietari di barche da pesca sarebbero stati indotti a pagare una tangente tra l'8 e il 10% del contributo previsto per il 'fermò definitivo del natante affinchè la domanda avesse esito positivo in tempi rapidi.   

L'iter prevedeva anche che la barca venisse donata a associazioni senza scopo di lucro e per questo, ritiene l'accusa, sarebbero state costituite sei onlus alle quali, tra il 2007 e il 2008, sarebbero stati donati 8 pescherecci. Secondo la polizia, Russo, inoltre minacciava gli armatori per fare cedere l'imbarcazione all'onlus di riferimento e fargli lasciare a bordo la strumentazione. Nessuna delle barche, ha accertato la squadra mobile, sarebbe poi stata utilizzata dalle associazioni no profit, ma sarebbero state invece abbandonate e alcune sarebbero anche affondate.

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