CATANIA. La terza Corte d'assise e d'appello di Catania ha condannato stamane a 30 anni di reclusione il sottufficiale dell'Aeronautica Militare Salvatore Capone, di 40 anni, che il 12 novembre 2009, al culmine di una lite nella loro abitazione di Giarre, appiccò il fuoco alla moglie, Maria Rita Russo, di 31 anni, dopo averla cosparsa di liquido infiammabile, e ferì i loro due figli gemelli, un maschio e una femmina, che all'epoca dei fatti avevano tre anni. La donna morì dieci giorni dopo nel centro Grandi ustionati dell'ospedale Cannizzaro di Catania. Il verdetto è stato pronunciato dopo tre ore di camera di consiglio. In primo grado, il 27 aprile del 2011, a conclusione del processo abbreviato, il Gup Marina Rizza aveva condannato l'imputato all'ergastolo per omicidio aggravato premeditato e per il duplice ferimento dei figli. Era stata la moglie ha accusare Capone dell'aggressione e ai vicini di casa, che la stavano soccorrendo, aveva subito detto «è stato mio marito». Frase ribadita poi anche ai carabinieri che erano intervenuti per le indagini e confermata dai due figli della donna e dell'uxoricida.
Uccise la moglie e ferì i figli: condanna a 30 anni in appello
Il sottufficiale dell'Aeronautica Militare Salvatore Capone il 12 novembre 2009 appiccò il fuoco alla moglie, Maria Rita Russo. In primo grado era stato condannato all’ergastolo
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