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Cannavò si dimette, indagato per truffa con 5 colleghi

"Accuse ingiuste", il capogruppo Pdl lascia la Provincia. "È giusto che la magistratura espleti tutte le opportune indagini"

CATANIA. «Nella mia vita, ho sempre fatto politica all’insegna della legalità. Non posso restare alla Provincia sotto il peso di queste accuse. Per questo, ho deciso di dimettermi dal Consiglio». Gianluca Cannavò, ieri mattina, ha lasciato Palazzo Minoriti.

In precedenza, con un paio di telefonate, aveva anticipato a qualche amico quella decisione maturata con sofferenza martedì, dopo il «passaggio» nella caserma della Guardia di Finanza per rispondere all’avviso di comparizione che gli era stato inviato la scorsa settimana dalla Procura della Repubblica.

L’’ormai ex capogruppo del Pdl è indagato per truffa aggravata, insieme con cinque colleghi: Consolato Aiosa e Maurizio Tagliaferro (Mpa), Antonio Danubio (Udc), Antonio Rizzo (Pd), Sebastiano Cutuli (gruppo misto). «Mi chiedono di spiegare — racconta Cannavò, esponente storico della destra acese — perchè mi sia stato aumentato lo stipendio nella cooperativa (la Euroservizi, ndr) di cui sono manager. Lo sono, però, dal 2001. Cioè, sette anni prima la mia elezione in Consiglio provinciale. Sono sereno, ma non posso restare in carica. Non sarebbe coerente con la mia storia». Nel suo ultimo intervento in Consiglio, ieri, ha affermato: «È giusto che la magistratura espleti tutte le opportune indagini. Io ho sempre agito nel rispetto della legge. Mi auguro che la vicenda si possa chiarire al più presto, così da consentirmi di riprendere l’impegno politico profuso da anni nell’interesse della collettività e a tutela del bene comune».

Cannavò ha salutato, prima che iniziasse il dibattito sul declassamento dell’aeroporto Fontanarossa alla presenza di Gaetano Mancini, amministratore delegato della Sac, la società di gestione dello scalo di cui la Provincia è socio. Mancini, anche rispondendo agli interventi di alcuni consiglieri, ha denunciato come «con la proposta della Commissione europea e il piano ministeriale non vi sia stato tanto il declassamento del nostro aeroporto, quanto di tutte le infrastrutture di Catania, esclusa dalla rete destinataria dei 37 miliardi di finanziamento comunitario». «È bene — ha affermato Mancini — che su questa opposizione si coagulino tutte le istituzioni locali, indipendentemente dal colore politico». Quindi, una smentita: «Per quanto riguarda poi le notizie in merito alla privatizzazione — ha detto — è bene dire che il management non ha mai ricevuto alcun impulso in tal senso da parte della proprietà».

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