CATANIA. Nel cortile di un condominio del quartiere San Berillo ha dato fuoco ad una moto, mettendo a repentaglio la vita di due donne, con i loro figli, che non riuscivano ad abbandonare l’edificio, perché il portine di ingresso dello stabile era ostruito dalle fiamme, che avvolgevano una moto. A liberare le donne con i loro tre figli, che dai balconi del primo piano dell’immobile delle rispettive abitazioni gridavano aiuto, è stato un equipaggio della sezione «Condor» della Squadra mobile.
L’intervento dei poliziotti è scaturito dalla segnalazione di incendio effettuata dagli abitanti della zona, alla Centrale operativa territoriale della Questura, che sul posto ha inviato l’equipaggio più prossimo. Quando gli agenti sono arrivati all’incrocio fra via Opificio e via Stramondo, il rogo produceva una colonna densa di fumo. Rendendosi conto che non potevano attendere l’arrivo della squadra di vigili del fuoco, si si sono dati essi stessi un gran da fare. Innanziautto hanno scardinato con mezzi di fortuna il portone di ingresso dell’immobile, che era stato chiuso dall’interno, quindi altrettanti mezzi di fortuna hanno circoscritto l’incendio, aiutando le due donne con i rispettivi figli a raggiungere un posto più sicuro.
Ispezionando bene l’ambiente i poliziotti si sono resi conto della presenza di Roberto Schembri, 46 anni, nascosto in un piccolo vano accessibile dal piano terra, tra le numerose masserizie. A quanto pare l’uomo non ha avuto alcuna difficoltà ad ammettere di essere stato l’autore dell’incendio, senza però fornire alcuna valida motivazione, anche perché non era una persona estranea al condominio. Il magistrato di turno ha deciso che ROberto Schembri venisse processato per direttissima. A conclusione del processo, il giudice monocrativo ha inflitto all’uomo una condanna a un anno e sei mesi di reclusione, ritenendolo colpevole dei reati di danneggiamento a seguito di incendio.