CATANIA. A Catania il tasso di occupazione femminile nel 2012 è stato del 27%; nel 2010 del 28%. In tre anni gli indici di occupazione femminile si rivelano in caduta libera. Lo rileva l’Ires Cgil che ha divulgato i dati elaboratii dal segretario Tuccio Cutugno. A Catania la disoccupazione femminile è tra le più alte d’Italia, ma tra le più basse della Sicilia, il primato tocca a Trapani con un tasso del 24,4%. Le donne in cerca di occupazione censite nel 2012 sono 24 mila il 18,8% della forza lavoro, erano 18 mila nel 2010 per un tasso di disoccupazione del 14,5%. La disoccupazione diagnosticata dalla statistica nell’arco di tre anni nella provincia etnea registra una cresciuta di ben 4 punti e mezzo.
Per le giovani donne dai 15 ai 24 anni il dato è ancora più allarmante: tra i 15 e i 24 anni nel 2009 era dell’8,35% nel 2010 è del 9,54. Per avere un dato di confronto significativo a Bolzano il tasso di occupazione delle donne tra i 15 e i 24 anni è del 34,36%, per consolarci c’è però chi sta peggio: a Crotone è del 3,55%. A questo dato bisogna aggiungere quello delle lavoratrici scoraggiate, le cosiddette inattive – quelle che non lavorano e che un lavorano non lo cercano più. L’Istat dice che le non forze lavoro al femminile a Catania sono circa 370 mila, per un tasso di inattività delle donne tra i 15 e i 64 anni del 65,6%. Il tasso di inattività per le ragazze dai 15 ai 24 anni che non studiano, non hanno un lavoro ne lo cercano, invece è del 81,58%.
Al dato statistico delle donne inattive bisogna aggiungere quello delle lavoratrici precarie e quello difficilmente rilevabile di quelle che hanno un lavoro irregolare e di quelle che lo hanno precario e scarsamente remunerato. Le lavoratrici parasubordinate nella provincia etnea (dati Inps 2011) erano 11.414 pari al 55,63% degli addetti complessivi, con un reddito medio annuo di poco meno di 6.500 euro. Le parasubordinate di età inferiore ai 25 anni 2.646 con un reddito medio annuo di 2.500 euro.
«Se il lavoro a Catania manca per tutti, manca soprattutto per le donne che in modo perverso vengono maggiormente e ulteriormente discriminate», sottolinea il segretario generale della Cgil Angelo Villari.
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